Il caso Yukos ancora al centro dell’attenzione di tribunali internazionali. La Corte europea dei diritti dell’uomo, con sentenza depositata oggi (OAO Neftyanaya Kompaniya Yukos contro Russia, ricorso n. 14902/04 CASE OF OAO NEFTYANAYA KOMPANIYA YUKOS v. RUSSIA), ha stabilito che la Russia deve versare agli azionisti del colosso petrolifero Yukos, fondato da Mikhail Khodorkovsky, un miliardo e 800 milioni di euro a titolo di risarcimento per i danni materiali subiti, oltre 300mila euro per le spese sostenute dai ricorrenti. La Corte europea, già con la sentenza del 20 settembre 2011 (CASE OF OAO NEFTYANAYA KOMPANIYA YUKOS v-1. RUSSIA), aveva condannato la Russia per violazione dell’articolo 6 (equo processo) e dell’articolo 1 del Protocollo n. 1 (diritto di proprietà) della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, di fatto considerando che il procedimento fiscale contro la società petrolifera fosse stato iniquo e volto a togliere la proprietà a Khodorkovsky, possibile concorrente politico di Putin, arrestato e da poco graziato.
Va segnalato che il 18 luglio, la Corte permanente di arbitrato, in 3 azioni avviate dagli azionisti di Yukos contro la Russia (qui le pronunce http://www.pca-cpa.org/showpage.asp?pag_id=1599) ha stabilito che Mosca ha adottato misure equiparabili a una vera e propria forma di espropriazione senza indennizzo, in violazione dell’articolo 13 della Carta dell’energia (http://www.encharter.org/),in base al quale “Gli investimenti di un investitore di una Parte contraente nell’area di un’altra Parte contraente, non possono essere nazionalizzati, espropriati o sottoposti a misure di effetto equivalente a una nazionalizzazione o espropriazione (in appresso denominate “espropriazione”) tranne nel caso in cui l’espropriazione sia a) dovuta a scopo di pubblico interesse; b) non discriminatoria; c) compiuta con procedura conforme alla legge; e d) accompagnata dalla corresponsione di un indennizzo tempestivo, congruo ed effettivo”. Ora, queste condizioni non sono state rispettate e, quindi, accertata la violazione della Carta, la Corte permanente di arbitrato ha condannato la Russia al pagamento, a titolo di risarcimento, di 50 miliardi di dollari. Anche in questo caso è stata accertata l’iniquità delle azioni contro la società Yukos che hanno comportato violazioni del diritto internazionale.
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