Uber e qualificazione del rapporto di lavoro: sentenza storica dalla Nuova Zelanda

I conducenti non professionisti che forniscono la propria attività per Uber sono lavoratori dipendenti. Lo ha scritto il Tribunale del lavoro della Nuova Zelanda in una sentenza storica depositata il 25 ottobre ([2022]NZEmpC 192, EMPC 230/2021) che riprende anche la giurisprudenza di alcuni Stati europei e della Corte di giustizia dell’Unione europea (2022-NZEmpC-192-E-Tu-Anor-v-Rasier-Ops-BV-Ors-Judgment). Se certo i principi affermati sono importanti anche perché segno di una tendenza in questa direzione, va anche precisato che i giudici hanno accolto il ricorso di soli 4 autisti di Uber respingendo, invece, l’azione di altri. Si tratta, in ogni caso, di un passo importante nell’ambito della gig economy. In particolare, la Corte ha precisato che non è rilevante la definizione indicata nel contratto, ma è necessario, per qualificare il carattere subordinato o indipendente del rapporto del lavoro, fare riferimento a elementi di fatto, incluso il sistema di incentivi accordato ai lavoratori e al controllo significativo che Uber può esercitare sui conducenti, elementi che portano a ritenere l’esistenza di un vincolo di subordinazione. L’azione era stata avviata da due sindacati per conto di 20 conducenti che fornivano servizi di trasporto attraverso la App di Uber, i quali rivendicavano la qualifica di lavoratori dipendenti, anche per accedere a garanzie come le ferie pagate, i permessi per malattia, un salario minimo. La Corte neozelandese ha analizzato la pronuncia della Corte di giustizia dell’Unione europea del 20 dicembre 2017, C435/15 nonché alcune sentenze della Corte di Cassazione francese del 12 maggio 2021, della Corte distrettuale olandese del 13 settembre 2021 e della Corte superiore del lavoro del Brasile del 9 settembre 2020 e, tenendo conto della circostanza che la legislazione neozelandese punta ad ampliare le tutele dei lavoratori, ha ritenuto, alla luce di un esame degli indicatori che in via generale sono utilizzati per verificare la subordinazione in un rapporto di lavoro che, pur mancando alcuni tasselli, diversi indicatori risultano presenti nel rapporto tra i conducenti e Uber. Di qui l’accoglimento del ricorso. La sentenza può essere impugnata in appello.

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