Misure draconiane per spegnere la libertà di espressione. Sono quelle messe in campo dal Governo turco all’indomani del tentato colpo di Stato del 15 luglio. Lo scrive senza mezzi termini David Kaye, Relatore speciale dell’Onu sulla promozione del diritto alla libertà di opinione e di espressione al termine di una missione di tre giorni in Turchia. Nelle osservazioni presentate il 18 novembre (preliminary-conclusions), il Relatore speciale ha espresso profonda preoccupazione per le misure contro la stampa, con forme di censura senza precedenti. Il Governo – ha scritto Kaye – ha sollevato le esigenze di sicurezza nazionale, ma gli attacchi ad avvocati, giudici, giornalisti, artisti, accademici e attivisti, in violazione degli standard internazionali a tutela dei diritti umani, sono ingiustificati. La Turchia, pur essendo parte al Patto sui diritti civili e politici del 1966 e alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e pur garantendo nella Costituzione la libertà di stampa (art. 28) non ha esitato a predisporre misure sproporzionate, con leggi che permettono di processare giornalisti e sospendere le pubblicazioni. Il Relatore speciale, che ha potuto incontrare solo alcuni tra i giornalisti detenuti, ha chiesto al Governo l’immediata scarcerazione dei giornalisti e la rimozione di provvedimenti che impediscono l’accesso al web e ai social network, bollate come azioni sproporzionate e non compatibili con gli standard internazionali. Grave e preoccupante la rimozione di professionisti dalle università e dai media. Tra l’altro, le misure sono state imposte senza un regolare processo. Drammatica la situazione per le ONG, considerando che all’11 novembre 2016 il Governo ne ha sospese ben 370. Adesso il rapporto sarà trasmesso al Consiglio per i diritti umani.
Si vedano i post http://www.marinacastellaneta.it/blog/turchia-cosi-erdogan-seppellisce-i-diritti-umani-unione-europea-inerte.html e http://www.marinacastellaneta.it/blog/la-cedu-sbarra-la-strada-ai-ricorsi-contro-la-turchia-per-le-misure-post-golpe-malgrado-lallarme-degli-organismi-internazionali.html
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