Il Presidente americano Donald Trump alza il livello dello scontro con la Corte penale internazionale e lo porta su un piano mai raggiunto. L’11 giugno, infatti, Trump ha firmato l’Executive Order on Blocking Property of Certain Persons Associated With The International Criminal Court (Executive Order) che, in sostanza, impone sanzioni nei confronti del personale della Corte e di ogni cittadino straniero che sia stato coinvolto, anche indirettamente, nelle indagini che riguardano personale americano (quindi, non solo cittadini statunitensi, ma anche contractors). L’arsenale delle misure include sanzioni economiche, congelamento di beni, restrizioni all’ingresso. La reazione di Trump è dovuta alla decisione del 5 marzo 2020 (ICC-02/17-138, http://www.marinacastellaneta.it/blog/corte-penale-internazionale-la-camera-di-appello-da-il-via-libera-alle-indagini-sui-crimini-in-afghanistan.html) della Camera di appello della Corte dell’Aja con la quale è stata autorizzata l’indagine della Procura sui possibili crimini di guerra e contro l’umanità commessi in Afghanistan, ribaltando il giudizio della Camera di primo grado del 12 aprile 2019. Non solo. Trump vuole colpire la Corte anche per l’avvio di indagini della Procura per possibili crimini commessi in Cisgiordania, a Gerusalemme est e a Gaza.
La Procuratrice della Corte penale, Fatou Bensouda, che era stata già destinataria di restrizioni all’ingresso negli Stati Uniti ad aprile 2019, in quanto colpevole di avere avviato, ad ampio raggio, le indagini sui crimini commessi in Afghanistan, ha sottolineato che gli ostacoli alla giustizia internazionale colpiscono le vittime e la Corte ha bollato l’Executive Order come un evidente tentativo di interferire con lo stato di diritto e con i procedimenti in corso (https://www.icc-cpi.int/Pages/item.aspx?name=200611-icc-statement).
Qui un breve commento https://www.affarinternazionali.it/2020/06/stati-uniti-contro-corte-penale-internazionale/
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