Trenta attivisti di Greenpeace sono in carcere, in detenzione preventiva, a Murmansk, nel nord della Russia ormai dal 18 settembre. Tra i 30 detenuti anche un italiano, Cristian D’Alessandro, che era a bordo della nave battente bandiera olandese “Arctic Sunrise”, impegnata in un’azione pacifica di protesta contro una piattaforma petrolifera di Gazprom pronta a trivellazioni nell’Artico. Arrestati nella zona economica esclusiva russa, secondo le autorità di Mosca, gli ambientalisti, i quali invece sostengono che l’azione russa è stata perpetrata in acque internazionali, sono stati prima accusati di pirateria e poi di reati minori. Fatto sta che sono ancora in cella. Il Governo italiano non ha protestato contro Mosca in modo incisivo, almeno da quanto risulta. Forse neanche un male considerando come è andata a finire in India con i sottoufficiali italiani a bordo della Enrica Lexie.
I Paesi Bassi, invece, che avevano a bordo diversi cittadini e in considerazione del fatto che la nave Arctic Sunrise è stata registrata in Olanda, dopo aver protestato con la Russia, hanno depositato un ricorso contro Mosca dinanzi al Tribunale internazionale per il diritto del mare, chiedendo l’adozione di misure provvisorie in base all’articolo 290, par. 5 della Convenzione di Montego Bay sul diritto del mare, tra le quali la scarcerazione dei detenuti (Request_provisional_measures_en_withtranslations). La Russia non solo ha negato l’esistenza di una giurisdizione del tribunale internazionale (che in realtà andrebbe verificata alla luce dell’articolo 292, par. 1, lett. b), ma non ha partecipato all’udienza. Nei prossimi giorni è attesa l’ordinanza del tribunale.
2 Risposte