Gli Stati non possono imporre a un notaio che procede alla redazione di un atto di trasformazione di una società senza aumento di capitale il versamento di imposte che sono in sostanza imposte sui conferimenti. Lo ha chiarito la Corte di giustizia dell’Unione europea nella sentenza del 3 luglio 2014 (causa C-524:13) precisando che queste imposizioni sono in contrasto con la direttiva 69/335/CEE del Consiglio, del 17 luglio 1969, concernente le imposte indirette sulla raccolta di capitali. Il rinvio pregiudiziale alla Corte di Lussemburgo è arrivato dai giudici tedeschi alle prese con una controversia tra un notaio e il Land Baden-Württemberg. Il notaio, pubblico ufficiale, aveva autenticato un atto di trasformazione societaria senza aumento di capitali. Le autorità tedesche avevano imposto una tassazione che, ad avviso del notaio, era contraria alla direttiva 69/335.
Prima di tutto i giudici di Lussemburgo hanno precisato che operazioni effettuate da una società di capitali possono comportare, in base al diritto interno, determinate formalità giuridiche, che possono condizionare “l’esercizio e la prosecuzione dell’attività della società stessa”. Su queste operazioni, tuttavia, gli Stati membri non possono percepire imposte sui conferimenti nel caso di trasformazioni da società di capitali in società di tipo diverso, senza aumento di capitali. Di conseguenza, non può essere imposto al notaio, in caso di autenticazione di un negozio giuridico relativo alla trasformazione di una società che non comporta un aumento di capitale, il versamento di imposte. Detto questo, la Corte ha anche chiarito che il notaio ha diritto di percepire, “in occasione di tali autenticazioni, diritti che gli spettano in quanto tali diritti abbiano carattere remunerativo”.
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