L’Ufficio delle Nazioni Unite per la lotta alla droga e al crimine (UNODC) ha pubblicato il quinto rapporto mondiale sul traffico degli esseri umani, che interessa ben 148 Paesi (GLOTiP_2020). Il documento, che copre il periodo tra il 2016 e il 2019, oltre a fornire il quadro di ciò che avviene sul piano globale, tiene conto delle situazioni a livello regionale e statale. Dopo un esame dei fattori di rischio, il documento considera gli effetti della pandemia da Covid-19 e, nel capitolo secondo, la situazione socio-economica di povertà che è il substrato che favorisce i trafficanti di esseri umani nell’individuare le vittime. Un focus speciale sui bambini vittime della tratta (capitolo terzo), mentre il quarto capitolo è dedicato alle vittime della tratta utilizzate nel lavoro forzato. L’ultima parte approfondisce l’impiego delle nuove tecnologie e, in particolare del web, da parte dei trafficanti per il reclutamento e lo sfruttamento delle vittime. Gli allegati contengono i dati raccolti e una sintesi delle sentenze più significative.
Dall’esame complessivo risulta che il numero più alto di vittime è costituito da donne, per fini di sfruttamento sessuale (il 50% delle vittime). Il 38% delle vittime è invece destinato al lavoro forzato, il 6% alle attività criminali, l’1,5% all’accattonaggio e l’1% al matrimonio forzato. Segue la vendita di bambini e il traffico di organi. Se la maggior parte delle vittime è costituito da donne, sono invece gli uomini ad essere i maggiori responsabili del reato di traffico di esseri umani.
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