Sull’eutanasia la parola a Strasburgo

Il diritto alla vita include anche il diritto di scegliere di morire in caso di grave malattia e lunghe sofferenze? E’ il quesito a cui dovrà rispondere la Corte europea dei diritti dell’uomo che, con una decisione del 10 giugno (ricorso n. 497/09, Koch contro Germania, http://cmiskp.echr.coe.int/tkp197/view.asp?action=html&documentId=886317&portal=hbkm&source=externalbydocnumber&table=F69A27FD8FB86142BF01C1166DEA398649) ha dichiarato ricevibile il ricorso presentato dal marito di una donna tedesca che, paralizzata e immobile a seguito di una caduta, aveva chiesto alle autorità tedesche di avere una dose letale di una sostanza narcotizzante per porre fine alle sue sofferenze. A seguito del no opposto dall’istituto federale competente, la donna si era suicidata in Svizzera, con l’assistenza dell’associazione Dignitas. Dopo alcuni ricorsi interni, il marito della donna si è rivolto alla Corte europea adducendo la violazione dell’articolo 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) e, in particolare, il diritto a morire con dignità. Vinta una prima tappa: la Corte,infatti, ha respinto le richieste del Governo tedesco di dichiarare il ricorso irricevibile e quindi i giudici internazionali si pronunceranno a breve sul merito.

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