Si chiude dinanzi alla Corte internazionale di giustizia, almeno per ora, la controversia tra Cile e Bolivia che aveva al centro il carattere internazionale del fiume Silala, il corso d’acqua che attraversa la Bolivia prima di arrivare in Cile. La Bolivia aveva accusato il Cile di aver deviato il corso del fiume attraverso degli interventi risalenti agli anni Venti. Il Cile ha sempre contestato la versione della Bolivia rivendicando il carattere internazionale del corso d’acqua. La Corte ha chiuso la vicenda con la sentenza del 1° dicembre (sentenza CIG) sostenendo che le questioni giuridiche erano state già risolte dalle parti con il riconoscimento delle rivendicazioni cilene e l’assenza di violazioni del diritto internazionale da parte della Bolivia.
Ad avviare la causa dinanzi alla Corte dell’Aja era stato il Cile il quale sosteneva che entrambi gli Stati avevano diritti sulle acque del Silala in ragione del carattere internazionale del fiume. In un primo tempo il Cile aveva provato a raggiungere un accordo con la Bolivia, anche accettando di versare un indennizzo per l’utilizzo delle acque necessarie per le miniere di rame a Atacama, ma via via Bogotà aveva alzato l’importo e, quindi, i negoziati si erano chiusi con un nulla di fatto. Nel 2016 il Cile ha avviato il procedimento dinanzi alla Corte (prima ancora, nel 2013, era stata la Bolivia a citare il Cile per negoziare lo sbocco nell’Oceano, ma nel 2018 la Corte aveva respinto la richiesta, sentenza 2018). Il 1° dicembre è arrivato l’accordo tra le due parti con la chiusura del procedimento dinanzi alla Corte internazionale di giustizia e il riconoscimento del fiume come corso d’acqua internazionale in base al diritto internazionale consuetudinario.
Aggiungi un commento