Attacco praticamente deciso. Con Barack Obama come George W. Bush. Una continuità inquietante nel decidere di fare carta straccia del Trattato Onu. Manca l’autorizzazione del Consiglio di sicurezza all’uso della forza, condizione indispensabile per utilizzare le armi nei casi di minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale (art. 42 della Carta) ma, ancora una volta, all’amministrazione americana poco importa. Non solo. Mancano anche le prove fornite da un organo indipendente e non afferente a uno Stato sull’uso delle armi chimiche in Siria il 21 agosto, a Ghouta, a est di Damasco. La Commissione di inchiesta dell’Onu, voluta dal Segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon e guidata da Sellström, deve ancora avviare le indagini. Ma per l’amministrazione Usa, per il Governo inglese e per la Francia è inutile aspettare. Ci pensa l’intelligence americana e si parte per la Siria. Con buona pace non solo del diritto internazionale seppellito da Obama, ma anche della popolazione civile siriana che certo sarà la prima vittima degli attacchi. Una continuità nella politica americana malgrado i cambi di amministrazione. In Iraq, il pretesto per l’intervento si chiamava armi nucleari. Oggi, in Siria, armi chimiche. In entrambi i casi manca l’autorizzazione del Consiglio di sicurezza dell’Onu. In entrambi i casi, gli Usa, affiancati dal Regno Unito e dalla Francia, ignorano il diritto internazionale e le Nazioni Unite. Inutile chiamare in ballo l’intervento in Kosovo che presenta poche analogie con la vicenda siriana. E’ certo che l’attacco in Siria non deciso dall’Onu è una violazione di una norma cogente del diritto internazionale, ossia il divieto dell’uso della forza nelle relazioni internazionali e costituisce un’aggressione a uno Stato, crimine di competenza della Corte penale internazionale. Ma c’è di più. Mancano le prove – e non è una questione secondaria – che sia stato Bashar al-Assad ad aver ordinato l’utilizzo delle armi chimiche. Perché farlo in una zona fedele al Governo e con i funzionari dell’Onu in giro per la Siria? Senza dimenticare che la stessa Convenzione sul divieto delle armi chimiche del 13 gennaio 1993, ratificata da 188 Stati, inclusi Italia, Stati Uniti, Regno Unito ma non Siria, prevede un sistema di ispezioni e, nel caso di questioni di particolare gravità, il deferimento della questione all’attenzione del Consiglio di sicurezza e dell’Assemblea generale (armi chimiche).
Dubbi poi sul carattere umanitario della missione. E’ inevitabile che l’intervento armato dall’alto, seppure mirato, funzionale a salvaguardare le vite dei propri militari, procurerà vittime tra i civili, tra danni collaterali e errori. Interventi mirati? Basta ricordare il bombardamento all’ambasciata cinese a Belgrado e a un convoglio ferroviario con civili per capire che non mancheranno vittime. Poi c’è l’esito. Qual è il risultato da raggiungere? Cosa prevede il dopo Assad? Sarà pure vero che non rientra tra gli obiettivi dell’intervento rovesciare Assad, ma la stessa assicurazione era stata fatta per la Libia e si è visto come è andata a finire. Non si può certo dire che Afghanistan, Iraq e Libia siano esempi da imitare. Insomma una missione che si preannuncia un fallimento e che ha già una vittima: il diritto internazionale. Eppure pochi giorni fa Obama aveva dichiarato che occorreva un’autorizzazione dell’Onu. Poi tutto è cambiato (Remarks on Syria) con le forti spinte del vicepresidente Joe Biden (si veda il video sul canale della BBC http://www.bbc.co.uk/news/world-us-canada-23859892), del Primo ministro inglese Cameron e del Presidente francese Hollande.
Questa volta l’Italia, almeno ad oggi, non ci sta e si sfila dall’attacco, stando alle dichiarazioni del Ministro degli esteri Emma Bonino del 27 agosto (Ministero degli Affari Esteri – 08 – Siria_ Bonino, Italia non parteciperà al di fuori Onu). La mancata partecipazione comporta anche il divieto per lo Stato di concedere le proprie basi e lo spazio aereo per il transito di aerei in missione in Siria. L’Unione europea, come abitudine, ha divulgato, tramite l’Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Catherine Ashton, un messaggio ambiguo e privo di sostanza (dichiarazione ashton).
Tutto è pronto. C’è solo da pensare in un improvviso e saggio ripensamento.
Si veda il post http://www.marinacastellaneta.it/blog/siria-lassemblea-generale-approva-una-risoluzione-di-condanna.html e http://www.marinacastellaneta.it/blog/crimini-in-siria-gli-stati-chiedono-il-deferimento-alla-corte-penale-internazionale.html, nonché il rapporto della Commissione indipendente di inchiesta istituita dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite del 4 giugno 2013 (A-HRC-23-58_en).
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