La Libia non può giudicare il figlio di Gheddafi. Lo ha deciso la Pre-Trial Chamber della Corte penale internazionale con decisione del 31 maggio 2013 n. ICC-01/11-01/11 (doc1599307). La Corte ha così respinto il ricorso del Governo libico che rivendicava la giurisdizione nei confronti di Saif Al-Islam Gheddafi e che aveva sollevato un’eccezione di irricevibilità. Per la Corte penale, invece, non è stato dimostrato che i fatti per i quali Saif Al-Islam Gheddafi è perseguito dai giudici internazionali (ossia crimini contro l’umanità come omicidio e persecuzione dal 15 al 28 febbraio 2011) siano analoghi a quelli per i quali la Libia intende procedere. La Corte ha constatato che nell’ordinamento libico mancano norme ad hoc volte a punire i crimini contro l’umanità ma non è quest’aspetto a far concludere alla Corte nel senso della giurisdizione dell’Aja piuttosto che della Libia, quanto la circostanza che non si tratta di stessi fatti. A ciò si aggiunga che, malgrado gli sforzi fatti dal Governo libico dopo la caduta del regime di Gheddafi non c’è certezza sulla capacità di svolgere il processo in patria. In pratica, per la Corte penale lo Stato è “effettivamente incapace di svolgere correttamente l’indagine o iniziare il processo”. L’Aja ha anche chiarito che nei casi in cui uno Stato eccepisca una questione di ricevibilità ai sensi dell’articolo 17 dello Statuto tocca allo Stato fornire la prova dell’assenza delle condizioni per l’esercizio della giurisdizione da parte della stessa Corte. Resta da vedere se, qualora la decisione fosse appellata e confermata in secondo grado, l’imputato sarà consegnato all’Aja. In caso contrario, si configurerebbe anche una violazione della risoluzione 1970 del Consiglio di sicurezza.
Si vedano i post http://www.marinacastellaneta.it/blog/le-nazioni-unite-dicono-si-alla-no-fly-zone-ma-leuropa-si-divide-ancora.html e http://www.marinacastellaneta.it/blog/la-corte-penale-internazionale-deve-indagare-sui-crimini-commessi-in-libia.html
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