Spetta al legislatore intervenire sull’utilizzo degli embrioni soprannumerari per fini di ricerca scientifica

Dopo la Corte europea dei diritti dell’uomo, anche la Consulta interviene sul divieto previsto dalla legge italiana sulla destinazione degli embrioni soprannumerari per fini legati alla ricerca scientifica. Con sentenza n. 84/2016 depositata il 13 aprile (84:2016), la Corte, escludendo la possibilità di una pronuncia additiva, ha dichiarato inammissibile il ricorso del Tribunale di Firenze che aveva sollevato la questione di legittimità costituzionale di taluni articoli della legge n. 40/2004 “Norme in materia di procreazione medicalmente assistita” (PMA) come il divieto di sperimentazione e di ricerca sugli embrioni, con l’impossibilità di destinare alla ricerca gli embrioni soprannumerari (articolo 13) e il divieto assoluto di revoca al consenso alla PMA dopo l’avvenuta fecondazione dell’ovulo (articolo 6). Prima di tutto, la Consulta ha precisato che, alla luce della giurisprudenza consolidatasi, la dignità dell’embrione non “è suscettibile di affievolimento per la sola circostanza di risultare affetto da malformazioni genetiche”. Detto questo, è evidente che deve essere garantito anche il diritto alla salute della donna e le esigenze legate alla procreazione. Tuttavia, spetta al legislatore nazionale regolare la materia bilanciando, da un lato, il principio del rispetto alla vita e, dall’altro lato, le esigenze della ricerca. In questa direzione, anche la Grande Camera della Corte europea dei diritti dell’uomo, nella sentenza del 27 agosto nel caso Parrillo contro Italia, ha stabilito che il divieto di donazione di embrioni per la ricerca scientifica, fissato dall’articolo 13 della legge n. 40, non è contrario all’articolo 8 della Convenzione che assicura il diritto al rispetto della vita privata. Inoltre, sulle questioni sensibili dal punto di vista etico e morale e su aspetti sui quali manca ancora un’uniformità di orientamento degli Stati, i Paesi parti alla Convenzione godono di un ampio margine di apprezzamento (17 Paesi parti alla Convenzione europea ammettono la ricerca sugli embrioni, altri la vietano espressamente o la consentono solo per la protezione della salute dell’embrione). Anche alla luce di questa sentenza, la Corte costituzionale ha chiesto un intervento del legislatore proprio tenendo conto della necessità di ponderare i valori in conflitto: diritto della scienza e diritto dell’embrione “in ragione e in misura del più o meno ampio grado di soggettività e di dignità antropologica che gli venga riconosciuto”.

Si veda il post http://www.marinacastellaneta.it/blog/cedu-conforme-alla-convenzione-il-no-alla-ricerca-sugli-embrioni-previo-esaurimento-dei-ricorsi-interni-rispettato-anche-senza-il-ricorso-alla-consulta.html

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