E’ la prima intesa intergovernativa per assicurare un approccio comune tra i Paesi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCDE) nella protezione della vita privata e di altri diritti dell’uomo e delle libertà individuali nell’accesso ai dati personali per motivi di sicurezza nazionale e in applicazione della legge. Il 14 dicembre è stata adottata la Dichiarazione (OECD-LEGAL-0487-en) che mira a migliorare la fiducia nella trasmissione dei dati personali creando un quadro giuridico chiaro volto a disegnare i contorni entro i quali le autorità nazionali possono accedere a tali dati. Un’intesa politica, quella raggiunta dai 38 Paesi dell’OCDE e dagli Stati membri dell’Unione europea, che punta a regolare il flusso di dati sensibili, con garanzie comuni che dovrebbero portare a un incremento della fiducia nell’economia digitale. La Dichiarazione completa il quadro già delineato con le Linee guida dell’OCDE in materia di protezione della vita privata che rientra nel contesto di azioni volte ad assicurare che l’accesso ai dati da parte dell’autorità pubblica avvenga nel rispetto di valori comuni. Per impedire abusi nell’accesso ai dati, mascherato da esigenze di sicurezza pubblica, si condiziona ogni accesso a un’obbligatoria autorizzazione preliminare, prevista dalla legge e che rispetti il principio di proporzionalità. Inoltre, l’iter per l’autorizzazione deve portare a un accertamento della necessità dell’acquisizione dei dati, sulla base di elementi fattuali e con la specifica indicazione del fine legittimo. Una parte della Dichiarazione è dedicata al rispetto del principio di trasparenza ed è predisposto un modello di controllo multilivello che parte dagli uffici amministrativi e arriva agli interventi dei giudici nazionali e di commissioni parlamentari di inchiesta. Gli Stati dovranno assicurare anche l’accesso alla giustizia attraverso ricorsi giurisdizionali ed extragiurisdizionali.
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