Se il giudice nazionale non segue i parametri di Strasburgo in materia di libertà di stampa certa la violazione della Convenzione europea

Per assicurare piena applicazione al diritto alla libertà di stampa garantito dall’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo i giudici nazionali devono attuare i parametri individuati dalla Corte di Strasburgo nelle cause per diffamazione o violazione della privacy. Questo vuol dire che i tribunali interni devono valutare il contesto generale dell’articolo e prenderlo in esame nel suo complesso, non solo con riguardo al punto contestato. Senza dimenticare l’obbligo di considerare la buona fede del giornalista. In caso contrario, l’eventuale condanna del giornalista sul piano interno costituisce una violazione dell’articolo 10 della Convenzione da parte dello Stato in causa. Due le sentenze che hanno consentito alla Corte di precisare la portata della libertà di stampa, rese entrambe il 7 gennaio 2014, che sono costate una duplice condanna alla Slovacchia. In un caso (Ringier Axel Springer, A.S. contro Slovacchia (n. 2), ricorso n. 21666/09, CASE OF RINGIER AXEL SPRINGER SLOVAKIA A.S. v. SLOVAKIA No. 2) alla Corte si era rivolta la società editrice condannata dai giudici nazionali per aver pubblicato alcuni articoli su un incidente stradale che aveva causato la morte di un pedone. Il giornale, nell’articolo, aveva indicato il nome della vittima sottolineando che si trattava del figlio del procuratore capo del distretto e che l’autore dell’incidente era stato arrestato. Inoltre, il giornale aveva evidenziato i ritardi nella concessione della libertà dietro cauzione. Il procuratore aveva citato in giudizio il giornale sostenendo che vi era stata una violazione della privacy. I giudici nazionali gli avevano dato ragione condannando l’editore a pubblicare una lettera di scuse e a un risarcimento di 2.600 euro. Di qui il ricorso a Strasburgo che ha dato ragione all’editore. Questo perché, sostiene la Corte europea, i giudici nazionali non hanno tenuto conto dei criteri forniti in diverse occasioni dalla stessa Corte, non valutando l’articolo nel suo complesso. Il nome della vittima, nell’articolo era stato indicato per fornire una notizia di interesse pubblico e cioè che l’autore dell’incidente era stato arrestato e aveva subito ritardi nella scarcerazione. Né era stata presa in esame la buona fede del giornalista che aveva anche contattato il procuratore il quale aveva reso anche una dichiarazione. Chiara, quindi, la violazione della Convenzione che è costata alla Slovacchia il pagamento di oltre 6mila euro per i danni patrimoniali causati all’editore, di 5.800 euro per i danni non patrimoniali e di 2mila euro per le spese.

Stessa sorte anche nella sentenza Ringier Axel Springer, A.S. contro Slovacchia (n. 3), (ricorso n. 37986/09, CASE OF RINGIER AXEL SPRINGER SLOVAKIA A.S. v. SLOVAKIA No. 3). In questo caso il giornale era stato condannato a risarcire i danni di un concorrente del quiz televisivo “Chi vuol essere un milionario?” che era stato sospettato dal giornale di non aver agito correttamente durante il quiz. A seguito di questi articoli era stata aperta un’inchiesta che però aveva accertato che non vi era stata alcuna truffa. Sul piano nazionale il concorrente aveva avuto ragione. Diversa la soluzione della Corte europea che ha constatato, anche in questo caso, che i giudici nazionali non avevano valutato l’eventuale esistenza di un interesse pubblico e la buona fede. Inevitabile così la condanna.

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