Una sanzione pecuniaria pari a 50 volte il salario medio all’epoca dei fatti è una violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Senza dimenticare che il livello di esagerazione e di provocazione concesso a un giornalista è più ampio quando rivolto a persone che, pur non essendo uomini politici, entrano nella sfera pubblica. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti dell’uomo nella sentenza depositata il 7 luglio relativa al ricorso Morar contro Romania (AFFAIRE MORAR c. ROUMANIE). Oltre che per il rafforzamento costante della libertà di stampa operato da Strasburgo, in forza dell’articolo 10 della Convenzione europea che assicura il diritto alla libertà di espressione, la sentenza va segnalata per la durata eccessivamente lunga del procedimento considerato che il ricorso era stato presentato nel 2006 e la sentenza è stata resa dopo 10 anni. Segno che anche a Strasburgo qualcosa sui tempi processuali non funziona.
E’ stato il giornalista di un giornale satirico rumeno a rivolgersi alla Corte europea dopo la condanna in sede civile e penale per la pubblicazione di alcuni articoli che avevano preso di mira il consigliere politico di un candidato alle elezioni presidenziali. In particolare, nell’articolo, erano sottese accuse di spionaggio. Le condanne – scrive la Corte europea – non sono state adottate seguendo gli standard di Strasburgo perché i giudici nazionali non hanno tenuto conto del fatto che il giornalista ha agito nel rispetto delle regole deontologiche ed entro i limiti di esagerazione e provocazione ammissibili. Il giornalista, inoltre, aveva sempre indicato i dati forniti come sospetti e non come fatti, utilizzando uno stile proprio della satira. Né è stato considerato, da parte del giudice nazionale, il contesto poiché era stato trascurato il fatto che, pur non trattandosi di un politico che sceglie di scendere nell’arena pubblica, l’uomo oggetto dell’articolo era un consigliere politico che era entrato nella sfera pubblica. Con la conseguenza che i limiti della critica concessi a un giornalista sono più ampi rispetto a quelli ammessi nel caso di privati cittadini tanto più quando contribuiscono a un dibattito su questioni di interesse generale. La sanzione pecuniaria è stata poi sproporzionata perché il giornalista è stato condannato a versare una somma pari a 19.262 dollari americani e 22.233 lei rumeni. La Corte ha così condannato la Romania per violazione dell’articolo 10, con l’obbligo per lo Stato in causa di versare al giornalista 18.445 euro per i danni materiali e 6mila euro per quelli morali considerando che il reporter ha subito un pregiudizio innegabile a causa della condanna.
Aggiungi un commento