Rule of law: l’Italia arretra sulla libertà di stampa e non istituisce l’autorità nazionale indipendente per i diritti umani

Il monitoraggio annuale svolto dalla Commissione europea sullo Stato di diritto ha portato, in via generale, a buoni risultati perché, dalla prima pubblicazione del rapporto annuale nel 2020, gli Stati UE hanno dato seguito, in gran parte, alle raccomandazioni formulate da Bruxelles. Ad esempio, i due terzi (il 68%) delle raccomandazioni formulate nel rapporto del 2023 sono state seguite dagli Stati. Ma è un quadro, quello disegnato dalla Commissione europea nel quinto rapporto presentato il 24 luglio (COM(2024)800, 2024 rule of law), a tinte rose solo per alcuni Stati perché in molti Paesi membri permangono problemi sistemici, finanche con un aggravamento della situazione. La relazione copre quattro settori: l’analisi dei sistemi giudiziari nazionali, la lotta alla corruzione, la libertà e il pluralismo dei media e altre questioni istituzionali relative al bilanciamento dei poteri. Accanto al rapporto generale, sono stati pubblicate le relazioni sui singoli Stati (qui le raccomandazioni per i singoli Paesi allegato).

Dal rapporto dedicato all’Italia (SWD(2024) 812, Rule of law Italy) emerge una situazione tutt’altro che positiva, con chiari segnali, a causa dei mancati interventi sulla libertà di stampa, di un significativo arretramento dello Stato di diritto. In primo luogo, anche se c’è stato un miglioramento nella durata dei procedimenti giudiziari, non c’è dubbio che la questione della lunghezza dei processi costituisce ancora un problema molto grave che compromette l’effettività dei diritti. Preoccupano la Commissione, che lo ha evidenziato nel rapporto generale, anche le pressioni indebite sull’autorità giudiziaria da parte di politici o membri dell’esecutivo. In particolare, è stato precisato, con riguardo alla Slovacchia, all’Italia e alla Spagna, il rischio che le dichiarazioni pubbliche di Governi e politici possano influenzare la fiducia dei cittadini sull’indipendenza della magistratura.

Sul fronte della lotta alla corruzione si segnala che è stato abrogato il reato di abuso d’ufficio, fortemente limitato l’ambito di applicazione del traffico di influenze (novità che potrebbero incidere negativamente sulle indagini per frodi e corruzione) e non è stata adottata una legislazione globale sul conflitto di interessi e una disciplina in materia di lobbying. Ancora in sospeso – scrive la Commissione  – l’adozione di norme sul finanziamento dei partiti politici e delle campagne elettorali, e rimangono rischi di corruzione nel settore degli appalti pubblici anche se l’ingresso e la messa a regime della digitalizzazione dovrebbe portare a miglioramenti. Troppo elevato, poi, in Italia, Francia ed Estonia l’utilizzo di decreti legge.

La débâcle totale è nell’ambito della libertà di stampa a causa delle nuove limitazioni che sono arrivate anche attraverso  norme volte a impedire ai giornalisti di accedere a taluni atti giudiziari o a vietare la pubblicazione delle intercettazioni. Un arretramento già segnalato nella relazione dell’anno scorso con toni molto duri al quale l’Italia non presta alcuna attenzione (http://www.marinacastellaneta.it/blog/liberta-di-stampa-e-rule-of-law-ancora-troppe-le-lacune-italiane.html.).

“Desta preoccupazione – scrive la Commissione – anche la mancanza di sviluppi significativi della proposta di riforma della disciplina in materia di diffamazione a mezzo stampa” (n.d.r. visti alcuni testi in discussione, però, sembra meglio così) e preoccupa l’assenza di strumenti idonei a garantire la sicurezza dei giornalisti e il miglioramento delle loro condizioni di lavoro. Inoltre, proliferano le azioni legali strategiche tese a boccare la partecipazione pubblica e l’attività dei giornalisti con azioni giudiziarie intimidatorie che, d’altra parte, sono spesso avviate da politici. Stallo anche per la costituzione di un’istituzione nazionale per i diritti umani conforme ai Principi di Parigi, situazione già segnalata da Bruxelles nell’anno passato e che vede solo Malta ferma come l’Italia. La Commissione, come riportato nel rapporto generale, è anche preoccupata per l’accesso alle informazioni che, mentre è migliorata in Austria con l’introduzione nella Costituzione del diritto di accesso alle informazioni, è stata limitata in Italia dalle norme sui procedimenti penali.

Per quanto riguarda le raccomandazioni formulate all’Italia, la Commissione ha chiesto al Governo di arrivare alla riforma della diffamazione e della protezione del segreto professionale e delle fonti giornalistiche “evitando ogni rischio di incidenza negativa sulla libertà di stampa e tenendo conto delle norme europee in materia di protezione dei giornalisti”, nonché l’adozione di un meccanismo che assicuri il finanziamento dei media del servizio pubblico garantendone l’indipendenza.

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