Migranti, richiedenti asilo, rifugiati da tutelare mettendo insieme gli strumenti internazionali e dell’Unione europea esistenti. Con quest’obiettivo, l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali e il Consiglio d’Europa hanno pubblicato, il 9 luglio, un documento al fine di indicare gli strumenti che permettono alle vittime di violazioni nei contesti migratori di avvalersi di rimedi efficaci, meccanismi di reclamo e indagini alle frontiere (COE-FRA). Proprio i confini europei sono teatro di violazioni dei diritti umani per persone che si trovano in una situazione di vulnerabilità e, quindi, Ue e Consiglio d’Europa provano a fornire le informazioni dettagliate per fare valere i propri diritti: da quello alla vita al diritto a non essere sottoposti a tortura e trattamenti disumani o degradanti, dal diritto al rispetto alla vita privata e familiare a quello a non essere privati in modo arbitrario della libertà personale. Senza dimenticare il divieto di espulsioni collettive (protocollo n. 4 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo). Tutti i diritti, in ogni caso, possono essere effettivi solo se è riconosciuto e applicato il diritto di ricorrere a rimedi giurisdizionali per far valere il diritto che si ritiene leso attraverso un processo equo. Non meno rilevante, però, è il ruolo di organi preposti alla tutela dei diritti umani e a difensori civili operativi a livello nazionale.
Nel documento, accanto agli articoli della Convenzione e della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, sono considerate norme specifiche contenute nella direttiva 2008/115 del 16 dicembre 2008 recante norme e procedure comuni applicabili negli Stati membri al rimpatrio di cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno è irregolare, nel regolamento 2016/399 (Codice frontiere Schengen) e in altri atti di diritto derivato. Il testo è accompagnato da un elenco delle sentenze più significative della Corte europea dei diritti dell’uomo.
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