Richiesta di rinuncia all’immunità per il marito di una giudice: la Corte europea rigetta l’istanza

La Corte europea dei diritti dell’uomo dice no, con decisione del 6 luglio, alla rinuncia all’immunità nei confronti di Georgii Volodymyrovych Logvynskyi, marito della giudice ucraina della Corte europea, Ganna Yudkivska (Decision). La richiesta di rinuncia all’immunità era arrivata, il 3 marzo 2020, dal Ministro degli esteri ucraino su istanza del Procuratore generale che chiedeva di poter indagare sull’uomo nell’ambito di un’inchiesta preliminare su alcuni casi di corruzione. L’immunità concessa al marito della giudice deriva dall’art. 1 del sesto Protocollo all’Accordo sui privilegi e le immunità del Consiglio d’Europa, adottato il 5 marzo 1996, in vigore dal 1° novembre 1998, che si applica ai giudici della Corte di Strasburgo, ai loro coniugi e ai figli minori che godono dei privilegi, immunità, esenzioni e agevolazioni accordati secondo il diritto internazionale ai rappresentanti diplomatici. La Corte, riunita in seduta plenaria, ha ricordato che l’immunità è funzionale a garantire l’esercizio dell’attività dei giudici e che non può essere considerata un beneficio personale dell’interessato perché serve unicamente a garantire lo svolgimento delle attività all’interno della Corte, per preservarne l’indipendenza e l’autorità. In questo caso, Strasburgo ha evidenziato che l’uomo era già stato posto sotto sorveglianza segreta dall’Autorità nazionale ucraina per la lotta alla corruzione che, per di più, aveva fatto pressioni su alcuni testimoni. Tutte misure – scrive la Corte – incompatibili con l’articolo 1 del Protocollo n. 6. Inoltre, le autorità nazionali non hanno dimostrato l’esistenza di garanzie idonee relativamente all’utilizzo delle prove raccolte in violazione dell’immunità. Di conseguenza, senza entrare nel merito delle accuse, la Corte ha respinto la richiesta di rinuncia all’immunità.