Sovraffollamento nei centri di accoglienza per richiedenti asilo, standard di vita inadeguati nei Cara, privacy non rispettata, condizioni insalubri. Una situazione che ha spinto la Grande Camera della Corte europea dei diritti dell’uomo, nella sentenza Tarakhel CASE OF TARAKHEL v. SWITZERLAND), depositata il 4 novembre, a ordinare alla Svizzera di non rinviare in Italia i richiedenti asilo. A meno che le autorità italiane non forniscano specifiche garanzie individuali. E’ il primo caso in cui la Corte di Strasburgo ha affermato che l’Italia è un Paese che non assicura standard di vita adeguati per i richiedenti asilo, pur riconoscendo che la situazione non è drammatica come quella della Grecia. A Strasburgo si erano rivolti due coniugi e i loro sei figli di nazionalità afgana, approdati in Calabria: le autorità italiane, in adempimento del regolamento Dublino sui criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l’esame di una domanda d’asilo presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di un Paese terzo, avevano preso le impronte digitali, inserendole nella banca dati Eurodac. Dopo un periodo nel Cara di Bari, avevano lasciato, senza permesso, l’Italia, arrivando a Losanna. Qui avevano presentato la domanda di asilo, ma le autorità svizzere, vincolate al regolamento di Dublino in forza dell’accordo di associazione con l’Unione europea, avevano passato la questione all’Italia, competente in quanto primo Paese di sbarco. Il Tribunale amministrativo federale svizzero aveva respinto il ricorso dei richiedenti che si sono così rivolti a Strasburgo. La Corte europea, dopo aver deciso sulle misure provvisorie, ordinando alla Svizzera di non far rientrare in Italia i ricorrenti, ha dato loro ragione nel merito. Prima di tutto, osserva la Corte, dalle raccomandazioni dell’Ufficio delle Nazioni Unite sui rifugiati e dal rapporto del Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, diffusi nel 2012, risultano numerose mancanze italiane nel sistema di accoglienza dei richiedenti asilo. Basta guardare i numeri, osserva la Corte. A fronte di 14mila domande di asilo presentate nel 2013, l’Italia ha a disposizione, nell’intero network del Sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati, solo 9.630 posti. Non solo. Tenendo conto che i richiedenti asilo hanno diritto a una protezione speciale, in quanto particolarmente vulnerabili – e questo soprattutto quando vi sono bambini – la Corte ha concluso che la Svizzera non può rinviare in Italia i richiedenti asilo. Strasburgo, pur riconoscendo gli sforzi fatti dall’Italia, non ha nessun dubbio nel ritenere che le condizioni di vita per i richiedenti asilo, nei centri italiani, sono insalubri, in strutture sovraffollate e con casi di violenza. Tanto più che l’Italia non ha fornito chiarimenti dettagliati sulle specifiche condizioni nelle quali si troverebbero i richiedenti una volta rientrati in Italia. Pertanto, per Strasburgo, l’unica possibilità di rientro in Italia è che la Svizzera ottenga garanzie individuali per i richiedenti.
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