A nove anni dal conflitto in Siria, continuano le stragi e le sofferenze per la popolazione civile, inclusi i bambini. Lo scrive la Commissione di inchiesta Onu sulla Siria, presieduta da Paulo Sergio Pinheiro, nel rapporto del 2 marzo 2020 sulla situazione siriana nel periodo dall’11 luglio 2019 al 10 gennaio 2020 (A_HRC_43_57_AEV), nel quale, per la prima volta, la Commissione ha additato la Russia come responsabile di crimini di guerra in Siria. La situazione più grave a Idlib, sotto il controllo del gruppo terroristico Hay’at Tahrir al-Sham, oggetto di continui bombardamenti da parte delle forze governative e dai loro alleati che non hanno esitato a colpire civili, infrastrutture, campi in cui si trovano gli sfollati e ospedali. Una catastrofe umanitaria che porta a un giornaliero aumento di sfollati (da maggio 2019 ai primi di gennaio 2020 ben 700mila) e di gravi violazioni del diritto umanitario. La Commissione di inchiesta, inoltre, sottolinea la responsabilità della Russia le cui forze aeree hanno colpito zone con civili soprattutto a Idlib. A luglio 2019 una zona del mercato è stata attaccata anche dai russi con la morte di 43 civili: un crimine di guerra sul quale esistono ragionevoli basi per ritenere la Russia responsabile per gli attacchi indiscriminati (par. 25 del rapporto). La Commissione punta il dito anche sulle forze governative siriane per i saccheggi e, attraverso membri di gruppi armati, per la presa di ostaggi, torture e trattamenti inumani e degradanti (par. 42).
Secondo i dati Onu sono 5,6 milioni i rifugiati siriani, 6,1 gli sfollati e 13 milioni le persone che hanno bisogno di aiuti. Con la risoluzione 2504 del 10 gennaio 2020 (S:RES:2504(2020), dopo un primo stop dovuto al veto russo e cinese, il Consiglio di sicurezza ha potuto rinnovare il meccanismo di consegna degli aiuti umanitari previsto dalla risoluzione 2165 del 2014, però, solo fino al 10 luglio 2020.
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