La Commissione europea ha presentato, il 15 dicembre 2020, la relazione sui progressi verso l’effettiva cittadinanza dell’Ue nel periodo 2016-2020, intitolata “Rafforzare il ruolo dei cittadini e proteggere i loro diritti” (COM(2020)730, eu_citizenship_report_2020_-_empowering_citizens_and_protecting_their_rights_en). In particolare, il documento si sofferma sulla sempre maggiore partecipazione dei cittadini a tutte le fasi del processo democratico nonché sull’incidenza delle limitazioni alla libera circolazione imposte per fronteggiare la pandemia da Covid-19 e a seguito della Brexit. La Commissione sta lavorando, inoltre, all’aggiornamento, nel 2022, degli orientamenti dell’UE sulla libera circolazione adottati nel 2009 e alla redazione di una relazione, da presentare nel 2021, sulla semplificazione per i cittadini Ue degli obblighi fiscali. Allarme per i fenomeni di “vendita” della cittadinanza di uno Stato membro al fine di ottenere quella dell’Unione, in particolare nei casi di programmi di cittadinanza per investitori che – come scrive la Commissione – “facilitano il riciclaggio di denaro sporco, l’evasione fiscale e la corruzione”. Accanto alla relazione principale, è stato presentato anche il rapporto in base all’articolo 25 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (COM(2020)731, eu_citizenship_report_2020). Il documento, che copre l’arco temporale dal 1° luglio 2016 al 30 giugno 2020, si sofferma, in primo luogo, sul divieto di discriminazione in base alla nazionalità analizzando le principali pronunce della Corte di giustizia dell’Unione europea, per poi considerare le questioni legate all’esercizio del diritto di circolazione e di soggiorno anche con riguardo agli “altri familiari” di cittadini dell’Unione europea.
Ampio spazio alle questioni del diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali e alle elezioni del Parlamento europeo. In particolare, Bruxelles ha analizzato gli effetti della sentenza del 19 dicembre 2019 nella causa C-502/19. Sul fronte della tutela consolare, nel 2019, è stata adottata la direttiva 2019/997 che istituisce un documento di viaggio provvisorio dell’Ue e abroga la decisione 96/409. Con tale atto – scrive la Commissione – sono state semplificate le formalità per i cittadini dell’UE non rappresentati nei Paesi terzi, “il cui passaporto o documento di viaggio sia stato smarrito, rubato o distrutto, al fine di garantire loro il rilascio, da parte di un altro Stato membro, di un documento di viaggio provvisorio che consenta loro di rimpatriare”.
La relazione si chiude con l’esame del diritto di petizione dinanzi al Parlamento europeo e del diritto di rivolgersi al mediatore europeo, nonché sull’applicazione dell’iniziativa dei cittadini europei (ICE).
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