Via libera all’incremento del numero dei giudici del Tribunale Ue. Dopo molto polemiche, sbarca sulla Gazzetta Ufficiale Ue il regolamento n. 2015/2422 recante modifica del Protocollo n. 3 sullo Statuto della Corte di giustizia dell’Unione europea (2015:2422). La necessità di una simile misura è giustificata dall’incremento del numero di cause delle quali il Tribunale con sempre maggiore frequenza deve occuparsi. Un carico di lavoro che mette a rischio il rispetto del principio della durata dei processi assicurato dall’articolo 47 della Carta dei diritti fondamentali e dall’articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Tra l’altro – si legge nel Preambolo – la complessità delle cause è sempre maggiore e copre più settori rispetto al passato. A regime e, quindi, dal 1° settembre 2019, i giudici saranno 56 (2 per ogni Stato membro). In realtà, già dal 25 dicembre, i giudici raggiungeranno quota 40, con 12 giudici supplementari necessari a ridurre l’arretrato. Poi, da settembre 2016, i 7 giudici del Tribunale per la funzione pubblica passeranno al Tribunale e nel 2019 saranno nominati gli ultimi nove.
La scelta di arrivare a un raddoppio dei giudici aveva provocato molte polemiche considerando i costi dell’operazione pari a circa 13.875 milioni di euro l’anno. Nella proposta del 2011 l’aumento era fissato in 12 giudici, proprio nell’ottica di una spending review. Gli Stati, però, non hanno raggiunto un accordo sulla distribuzione e sulla rotazione dei nuovi membri e, quindi, la Corte ne ha proposto il raddoppio così da garantire un nuovo giudice a ogni Stato.
Qui la dichiarazione del Parlamento europeo sulla parità uomo donna dichiarazione
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