Pubblicato uno studio sulla criminalizzazione della violenza contro le donne nello spazio Ue

Una mappatura sulla legislazione penale predisposta in 31 Stati (i 27 Paesi Ue, più Regno Unito, Islanda, Liechtenstein e Norvegia) per combattere la violenza contro le donne e un’analisi su elementi di forza e criticità, con l’obiettivo di migliorare il quadro normativo esistente in materia di violenza contro le donne, inclusa quella domestica e online. E’ quanto contenuto nello studio “Criminalisation of gender-based violence against women in European States, including ICT-facilitated violence”, curato dalla docente di diritto internazionale Sara De Vido, dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e da Lorena Sosa, docente dell’Università di Utrecht,  per conto della Commissione europea, Direzione generale per la giustizia e i consumatori (qui il testo dello studio Studio).

Il rapporto è dedicato a tutti gli aspetti della violenza contro le donne: è approfondita, in particolare, la questione relativa alla definizione di tale violenza che in alcuni Stati è stata ripresa dalla direttiva 2012/29 del 25 ottobre 2012, che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato e dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e il contrasto alla violenza sulle donne e alla violenza domestica adottata a Istanbul l’11 maggio 2011, in vigore dal 1° agosto 2014. Sono anche trattate le questioni relative agli strumenti adottati dagli Stati per fronteggiare la violenza domestica e i crimini sessuali, incluso lo stupro. Ampio spazio poi alla violenza online con particolare riguardo all’hate speech e alla diffusione di immagini senza consenso; alla piaga dei matrimoni forzati, allo stalking e al femminicidio. Chiude lo studio un’analisi sulle sanzioni e gli strumenti utilizzati per reprimere questi crimini.

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