Pubblicato il rapporto dell’OSCE sulle elezioni in Italia – OSCE Final Report on Election Assessment in Italy

La missione di valutazione elettorale dell’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti dell’uomo (Office for Democratic Institutions and Human Rights, ODIHR) dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) ha pubblicato il rapporto finale sulla missione in Italia durante lo svolgimento delle elezioni parlamentari del 4 marzo 2018 (383589). La valutazione è stata effettuata su invito della delegazione permanente italiana all’OSCE. Prima di tutto, sotto accusa la giungla normativa e la nuova legge elettorale, il Rosatellum, che non tiene conto delle raccomandazioni già consegnate all’Italia in occasione di precedenti visite. Senza dimenticare, come ulteriore dato negativo, l’introduzione di regole a pochi mesi dallo svolgimento delle elezioni, “con una procedura frettolosa, attraverso un voto di fiducia”. Tra le raccomandazioni prioritarie spedite all’Italia la richiesta di un miglioramento del processo elettorale per assicurare coerenza e certezza del diritto. Così, va previsto esplicitamente il “diritto di impugnare i risultati elettorali dinanzi a un organo giurisdizionale competente come autorità di ultima istanza”, con informazioni messe a disposizione del pubblico. Da rafforzare il sistema di controllo di finanziamento ai partiti con una maggiore trasparenza assicurata attraverso la divulgazione dei rendiconti finanziari delle campagne elettorali prima del giorno delle elezioni, “nonché l’estensione a tutti i donatori e a terzi non affiliati delle norme relative agli obblighi di rendicontazione e divulgazione”.

I criteri di selezione degli scrutatori, per gli osservatori, “dovrebbero essere chiaramente definiti e armonizzati per migliorare ulteriormente il lavoro degli uffici elettorali”. Inoltre, in considerazione delle funzioni quasi identiche tra Camera e Senato, dovrebbe essere eliminata la differenza relativa ai requisiti di età richiesti per i candidati. Per quanto riguarda la campagna elettorale, gli osservatori sottolineano il tono “antagonistico e conflittuale, a volte caratterizzato da stereotipi discriminatori e da retorica intollerante nei confronti degli immigrati, soprattutto attraverso messaggi negativi diffusi con i social media”.

Non pienamente rispettata, inoltre, la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità: in particolare, deve essere garantita a ogni individuo, anche a colui che soffre di una disabilità intellettuale, la possibilità di chiedere assistenza durante il voto, in linea con i trattati internazionali in materia. Per la parità di genere, l’alternanza nelle liste in colleghi elettorali uninominali non ha portato ad alcun risultato visto che nel nuovo Parlamento le donne sono solo il 34% dei deputati.

Allarme per la scelta italiana di mantenere una normativa in materia di diffamazione contraria all’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo che tutela la libertà di stampa. In particolare, dopo la Corte e gli altri organismi internazionali, anche l’ODIHR ha chiesto all’Italia di abrogare le norme penali sulla diffamazione, la calunnia e il vilipendio, prevedendo unicamente azioni civili con sanzioni strettamente proporzionate al danno effettivamente arrecato. L’autorità nazionale di regolamentazione del settore delle comunicazioni (AGCOM) va modificata per garantire un’effettiva indipendenza, procedendo a una revisione del sistema di nomina dei suoi membri.

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