Europol, l’ufficio europeo di polizia con sede all’Aja, ha diffuso il rapporto annuale 2019 relativo al 2018 sulla lotta al terrorismo nell’Unione europea (tesat_2019_final). Da un lato, un dato positivo, con una riduzione degli attacchi terroristici e del numero delle vittime rispetto al 2017; dall’altro lato, però, è aumentato il numero di piani preparati da terroristi jihadisti e sventati grazie alle autorità nazionali e Europol. Di conseguenza – scrive Europol – il livello della minaccia terroristica non è certo diminuito, ma è diventato ancora più complesso. D’altra parte, l’obiettivo dei terroristi non è solo quello di causare vittime, ma anche di generare un senso di insicurezza nella collettività, diffondendo estremismi di ogni genere e divisioni della società. Europol continua a dimostrare la propria centralità nella prevenzione degli attacchi terroristici, ma le autorità nazionali devono fare di più per impedire la diffusione di ideologie estremiste e di messaggi e incitamento all’odio su internet.
Nel 2018 sono stati arrestati 1.056 persone accusate di reati legati al terrorismo (nel 2017 sono state 1.219). E’ fortemente diminuito il numero di foreign fighters provenienti da Paesi Ue. E’ cambiato poi il focus dei network dei jihadisti che concentrano le proprie attività soprattutto nei Paesi Ue. Per quanto riguarda i processi, nel 2018, in 17 Stati Ue sono stati conteggiati 653 persone condannate o assolte per reati di terrorismo. La Francia è in testa per il numero di procedimenti chiusi in tribunale (141), seguita dalla Spagna (120), dal Regno Unito (115) e dal Belgio (80). Tuttavia, in Paesi come Belgio, Francia e Paesi Bassi alcuni procedimenti nei confronti di persone ritenute presenti in aree di conflitto si sono svolti in contumacia.
Il rapporto analizza anche la situazione al di fuori del territorio Ue, in zone come l’Afghanistan, l’Iraq, la Libia e la Siria. Non mancano gli Stati Uniti, l’Australia, la Russia.
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