Pubblicato il rapporto annuale della Corte europea dei diritti dell’uomo – Just out the annual activity report of the ECHR

Sono ben 59.800 i ricorsi pendenti dinanzi alla Corte europea dei diritti dell’uomo (erano 56.350 nel 2018) e l’Italia continua ad essere tra i Paesi destinatari del maggior numero di ricorsi, con una percentuale del 5,1% (che vuol dire 3.050 ricorsi), preceduta dalla Russia (25,2), dalla Turchia (15,5), dall’Ucraina (14,8) e dalla Romania (13,2). E’ quanto risulta dalla relazione annuale sull’attività della Corte europea dei diritti dell’uomo presentata il 29 gennaio 2020, con riferimento al 2019 (Annual_report_2019_ENG) dalla quale arriva una conferma dell’alto numero di ricorsi dichiarati inammissibili che, nell’anno appena trascorso, sono stati 38.840 (40.022 nel 2018). Segno che gli individui che si ritengono vittime di una violazione della Convenzione europea sono molti di più, ma il filtro della Corte è ormai molto elevato. In ogni caso, nel 2019, i ricorsi alla Corte attribuiti a una formazione giudiziaria sono aumentati, con la conseguenza che il tasso di produttività è diminuito rispetto all’anno precedente. Nel complesso, sono stati 44.500 i ricorsi attribuiti a una formazione giudiziaria (+3% rispetto al 2018, con 43.100 casi). I ricorsi comunicati agli Stati sono arrivati a quota 6.642, con una diminuzione del 16% rispetto ai 7.646 del 2018.

Arriviamo alle sentenze: 884, con una diminuzione del 13%, mentre si registra un leggero incremento per le decisioni sulle misure provvisorie adottate in base all’art. 39 del Regolamento della Corte (1.570 a fronte delle 1.540 del 2018). Resta, in ogni caso, molto elevato il numero di richieste respinte da Strasburgo (544 casi). Aumentano le dichiarazioni unilaterali (1.511, erano 845 nel 2018), mentre i regolamenti amichevoli sono stati 1.688 (2.185 nel 2018). Per le sentenze, l’Italia ne conta 14, delle quali 13 con accertamento di una violazione. In particolare, 4 hanno riguardato la violazione dell’articolo 1 del Protocollo n. 1 sul diritto di proprietà, 3 l’articolo 8 sul diritto al rispetto della vita privata e familiare, 3 l’articolo 6 sulla durata dei processi, 1 la violazione del divieto di tortura (articolo 3) e 1 il divieto di trattamenti inumani e degradanti (articolo 3).

Tra le novità del 2019, il primo parere reso dalla Grande Camera grazie al Protocollo n. 16 e la prima attivazione della procedura di ricorso ex art. 46, par. 4, nel caso Ilgar Mammadov c. Azerbaijan (si veda il post http://www.marinacastellaneta.it/blog/il-comitato-dei-ministri-avvia-la-procedura-speciale-contro-uno-stato-dinanzi-alla-corte.html).

Qui le statistiche complete relative al 2019 (Stats_analysis_2019_ENG)

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