Le istituzioni Ue predicano bene, ma agiscono, in alcuni casi, in modo contrario alle regole che impongono agli Stati. E questo soprattutto in materia di trasparenza e di accesso alle informazioni. Una prova in questa direzione, la circostanza che il numero più alto di casi dei quali è stato investito il Mediatore europeo nel 2018 riguarda denunce dei cittadini che non sono riusciti ad accedere a informazioni in possesso di Parlamento, Consiglio e Commissione. Di qui l’allarme del Mediatore europeo nell’ultimo rapporto annuale pubblicato il 14 maggio e relativo all’attività nel 2018 (mediatore), nel quale la Mediatrice Emily O’Reilly ha sottolineato la necessità che il Consiglio Ue, nel processo legislativo, permetta di identificare chiaramente la posizione degli Stati membri, adottando, inoltre, regole chiare nella classificazione dei documenti tra quelli riservati. Non solo. Per il Mediatore, in taluni casi, è mancata la trasparenza nei procedimenti di nomina: tra questi, la designazione del Segretario generale con la Commissione europea che ha utilizzato una procedura di urgenza senza chiarire i motivi. Nel settore dell’accesso ai documenti, nel 2018, è stato introdotto il sistema “Fast-track”, con il quale l’ufficio del Mediatore verifica in 5 giorni la ricevibilità del caso e si impegna a decidere entro 40 giorni.
In via generale – scrive la Mediatrice – sono aumentati cittadini e altri interessati che hanno fatto ricorso al Mediatore, dato che può anche essere il segno più che di un peggioramento della situazione di una maggiore fiducia nel Mediatore Ue. Nel complesso sono state 17.996 le persone che hanno ricevuto aiuto dal Mediatore, con 2.180 nuove denunce depositate nel 2018 (non tutte, però, nel perimetro delle competenze dell’organo Ue). Il Mediatore ha aperto 490 inchieste, delle quali 482 su denuncia di cittadini o altri interessati e 8 di propria iniziativa. Nel 2018 sono state chiuse 545 inchieste. Il numero più alto di denunce è arrivato dalla Spagna, con un boom di casi (393), dalla Germania (186), seguita dal Regno Unito (186), dalla Polonia (179), dal Belgio (174), dalla Francia (132) e dall’Italia (116). Fanalino di coda Malta (8). Numerose le denunce considerate irricevibili perché relative a situazioni che non hanno riguardato l’attività delle istituzioni Ue. Al netto di questi casi (ben 1.300), il Mediatore ha ricevuto 880 denunce che rientrano nella propria competenza a fronte delle 751 del 2017 (711 nel 2016). Il numero più alto di denunce ha visto al centro la Commissione (58,2%), seguita dal Parlamento (6,1%) e dal Servizio europeo per l’azione esterna (4,7%). A saldo positivo il rapporto tra nuove denunce e casi chiusi con 490 nuovi ingressi a fronte delle 545 archiviazioni. Nel 46,6% dei casi non è stata evidenziata una forma di cattiva amministrazione, mentre nel 5,3% è stata accertata una violazione. La durata media dei procedimenti è stata di meno di 8,5 mesi.
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