La corruzione non è solo un reato grave, ma anche un virus che attacca la democrazia e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Di conseguenza, gli Stati devono fare di più per combatterla, procedendo all’adozione di misure preventive e di norme più incisive sulla trasparenza. Lo scrive il Gruppo di Stati del Consiglio d’Europa contro la corruzione (GRECO) nel rapporto annuale presentato il 3 giugno 2020 e relativo alla situazione nel 2019 (GAR-2019-eng). Particolare preoccupazione destano le numerose accuse di corruzione nei confronti di persone che rivestono cariche pubbliche anche a causa dell’ulteriore effetto negativo dovuto al fatto – sottolinea il Presidente del Greco Marin Mrcela – che i politici dovrebbe dare un esempio con condotte esemplari.
Dal rapporto risulta che nel 2019 la conformità alle raccomandazioni del GRECO nell’ambito del 4° ciclo di valutazione è migliorata, rispetto all’anno precedente, con il 36% di atti attuati in modo completo. Tra le raccomandazioni con il più basso livello di conformità quelle che riguardano i parlamentari (27%), mentre quelle relative a giudici e a pubblici ministeri raggiungono rispettivamente il 37% e il 46%. Persistono differenze e lacune nella disciplina sulle attività di lobby, sui conflitti di interessi e sulla pratica delle “porte girevoli”. Tra le misure necessarie – osserva il GRECO – l’estensione delle misure anticorruzione anche ai consulenti, il divieto di accettare doni, la diffusione di codici di condotta, nonché la protezione di chi denuncia irregolarità. E’ poi da migliorare il sistema di accesso alle informazioni che stenta a decollare in molti Paesi malgrado le numerose raccomandazioni inviate dal GRECO. Nell’allegato al documento sono indicate le statistiche sull’attuazione delle misure con riferimento ai soli rapporti resi pubblici dagli Stati, tra i quali l’Italia.
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