Se gli spaventosi dati, probabilmente al ribasso, della reazione della Turchia di Erdogan nei confronti degli oppositori considerati fiancheggiatori del colpo di Stato del 15 luglio 2016, che mostrano il drammatico quadro della situazione dei diritti umani in Turchia, dovrebbero portare a una reazione adeguata di un’organizzazione come l’Unione europea che mette in primo piano i diritti fondamentali e la rule of law, la Commissione europea, invece, sceglie, affiancata dalle altre istituzioni, un’altra strada concentrandosi, senza se e senza ma, unicamente sull’attuazione del famigerato accordo con la Turchia del 18 marzo. L’accordo, operativo dal 20 marzo 2016, come è noto, è incentrato sul principio del ritorno automatico in Turchia dei siriani che arrivano in Grecia e sul programma di reinsediamento dei profughi siriani in Europa (sulla base del principio un ritorno in Turchia, un reinsediamento in Europa). La Commissione europea non torna sui propri passi malgrado il baratro in cui è precipitata la Turchia: nel terzo rapporto sui progressi (sic!) fatti nell’attuazione della Dichiarazione EU-Turchia, presentato il 28 settembre (COM(2016)634 3rd_report_on_the_progress_made_in_the_implementation_of_the_eu-turkey_statement_en), si snocciolano i dati e si ribadisce la solidarietà alla Turchia limitandosi a chiedere ad Ankara di osservare i più alti standard in materia di rule of law e diritti fondamentali. Non una parola su altro.
Nello stesso giorno, la Commissione ha anche presentato il sesto rapporto generale su ricollocazione e reinsediamento (COM(2016)636, sixth_report_on_relocation_and_resettlement_en) dal quale risulta che sono state ricollocate 4.455 persone provenienti dalla Grecia e 1.196 dall’Italia (italy-11-11-44). Da giugno a settembre i siriani arrivati in Turchia e ricollocati sono stati 1.071.
Si veda il post http://www.marinacastellaneta.it/blog/turchia-cosi-erdogan-seppellisce-i-diritti-umani-unione-europea-inerte.html
Avv. Eugenio Oropallo
ottobre 4, 2016Non si può costruire l’Europa civile e tollerante che abbiamo sperato in questi anni se non ci sarà un’inversione di rotta da parte dell’UE nei rapporti con un paese che sta violando sistematicamente tutti i diritti riconosciuti dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE. Certo, questo silenzio è il prezzo che l’UE paga per il trattenimento nel territorio turco di centinaia di migliaia di profughi che diversamente continuerebbero a sbarcare sulle coste dell’Italia e della Grecia. Questa vicenda fa venire alla luce la debolezza politica di questa organizzazione che, anche a causa del persistere di una grave recessione economica, è incapace di avere una politica propria e diversa dai paesi membri dell’Unione per cui se continueranno sempre i singoli governi europei a dettare la politica dell’UE, ebbene il declino di questa organizzazione è solo una questione di tempo.