Per impedire gli abusi del potere pubblico la Convenzione europea dei diritti dell’uomo ha una norma ad hoc, l’articolo 18, in base al quale “Le restrizioni che, in base alla presente Convenzione, sono poste a detti diritti e libertà possono essere applicate solo allo scopo per cui sono state previste”. L’obiettivo è impedire che gli Stati procedano ad allargare le limitazioni ad alcuni diritti, previste come deroghe in casi eccezionali, per obiettivi diversi rispetto a quelli per i quali sono stati posti, abusando del proprio potere pubblico. Tuttavia, questa norma, che può essere invocata unicamente in combinazione con altri articoli, è stata oggetto di ricorsi alla Corte europea solo in pochi casi. Per individuare i motivi di questo scarso utilizzo della norma e fare il punto sulla giurisprudenza della Corte, è stata pubblicata, dal Dipartimento per l’esecuzione delle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo, una scheda informativa sull’articolo 18 la cui violazione è stata accertata solo in 27 casi (Article 18). L’esame è stato condotto con riguardo ai ricorsi che hanno avuto al centro la violazione dell’articolo 18 congiuntamente all’articolo 5 che assicura il diritto alla libertà personale e dell’articolo 18 congiuntamente all’articolo 10 sulla libertà di espressione.
Il Comitato dei ministri, invece, ha avviato la procedura per la mancata attuazione delle sentenze della Corte in soli due casi e in entrambe le volte si è trattato di violazioni dell’articolo 18. In altri casi gli Stati hanno adempiuto alle sentenze in cui è stata accertata la violazione dell’articolo 18. Ad esempio, l’Azerbaijan, dopo la sentenza nel caso Mammadli ha apportato modifiche al sistema giudiziario per garantirne l’indipendenza ma, nel complesso, il Dipartimento ha sottolineato che sono presenti molte difficoltà nel rimuovere le cause che hanno portato la Corte ad accertare una violazione dell’articolo 18.
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