Il diritto penale serve per proteggere e migliorare lo stato dell’ambiente. Ma gli strumenti Ue sono ancora insufficienti. Per colmare questa lacuna, la Commissione europea ha presentato, il 15 dicembre 2021, una proposta di direttiva (COM(2021)851, COM(2021)851_0) sulla tutela penale dell’ambiente che sostituisce la 2008/99. E’ vero che, per attuare la strategia globale dell’UE per proteggere e migliorare lo stato dell’ambiente, le misure penali vanno adottate in ultima istanza, solo quando non è stato sufficiente ricorrere ad altre misure, ma è necessario prevedere un sistema efficiente. Negli ultimi 10 anni – scrive la Commissione – “il numero di casi di criminalità ambientale indagati con successo e i cui autori sono stati condannati è rimasto molto basso”, così come i livelli di sanzione che, pertanto, non sono dissuasivi. Inoltre, Bruxelles ha constatato molte lacune nell’attività di contrasto in tutti gli Stati membri e a tutti i livelli della catena di contrasto (polizia, procure e organi giurisdizionali penali). E’ ancora basso il livello di cooperazione in questo settore e manca un coordinamento efficace. Di qui la decisione di mettere mano al quadro normativo puntando a sei obiettivi strategici quali: 1) migliorare l’efficacia delle indagini e dell’azione penale aggiornando l’ambito di applicazione della direttiva; 2) migliorare l’efficacia delle indagini e delle azioni penali chiarendo o eliminando i termini vaghi utilizzati nelle definizioni di reato ambientale; 3) garantire tipi e livelli di sanzioni efficaci, dissuasivi e proporzionati per la criminalità ambientale; 4) promuovere le indagini e l’azione penale transfrontaliere; 5) migliorare il processo decisionale informato in materia di criminalità ambientale tramite una migliore raccolta e diffusione dei dati statistici; 6) migliorare l’efficacia operativa delle catene nazionali di contrasto per promuovere indagini, azioni penali e sanzioni.
Qui il documento di lavoro della Commissione (SWD(2021)466_0).
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