La Corte europea dei diritti dell’uomo ha comunicato al Governo polacco il ricorso Tuleya contro Polonia (ricorso n. 21181/19, TULEYA v. POLAND). Il ricorrente, giudice del Tribunale regionale di Varsavia, molto noto in Polonia in quanto negli ultimi anni si era occupato di casi penali di rilievo mediatico, anche per il coinvolgimento di politici, era stato oggetto di sette procedimenti disciplinari, avviati secondo le nuove regole che attribuiscono un potere al Ministro della giustizia anche per la nomina di un delegato alla disciplina nei procedimenti disciplinari. Inoltre, al giudice erano stati frapposti ostacoli legati alla presenza di un difensore ed era stato vittima di una campagna mediatica denigratoria, con insulti e diffusione di informazioni volte a gettare discredito sulla sua figura. Non erano mancate anche lettere anonime contenenti messaggi d’odio. Il 10 aprile 2019 il giudice aveva presentato un ricorso alla Corte europea sostenendo di essere stato vittima di una violazione dell’articolo 8 della Convenzione con riguardo al diritto al rispetto della vita privata poiché i procedimenti disciplinari nei suoi confronti avevano leso la sua reputazione professionale. Inoltre, nel ricorso si prospetta anche una violazione dell’articolo 13, in rapporto all’art. 8, per la mancanza di un rimedio giurisdizionale effettivo per tutelare la propria reputazione e del diritto alla libertà di espressione.
La Corte europea, il 1° settembre, ha comunicato il ricorso alla Polonia e lo ha reso pubblico il 21 settembre. Adesso la parola a Varsavia.
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