Privacy online e minori in uno studio del Congresso Usa

Come assicurare un’adeguata protezione dei minori che navigano online? Quali misure sono state adottate dagli Stati? A queste domande prova a rispondere il rapporto “Children’s Online Privacy and Data Protection in Selected European Countries” (bambini e privacy) della biblioteca del Congresso degli Stati Uniti nel quale sono approfonditi gli sviluppi legislativi, con un taglio comparato, dovuti anche all’entrata in vigore del regolamento Ue n. 2016/679 adottato dal Parlamento europeo e dal Consiglio il 27 aprile 2016 sulla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati e che abroga la direttiva 95/46/CE, noto altresì come regolamento GDPR (General Data Protection Regulation). Il regolamento, infatti, garantisce una specifica protezione dei dati personali dei minori e chiarisce che non è necessario il consenso di coloro che hanno la responsabilità genitoriale solo se il minore abbia almeno 16 anni (articolo 8), prevedendo, di conseguenza, che negli altri casi, il “trattamento è lecito soltanto se e nella misura in cui tale consenso è stato prestato o autorizzato dal titolare della responsabilità genitoriale”. Tuttavia, alcuni Stati hanno previsto un limite di età diverso, in linea con la possibilità offerta dal secondo comma dell’articolo 8 che autorizza i Paesi membri a stabilire per legge un’età inferiore rispetto ai 16 anni fissati come regola generale, ma non inferiore ai 13 anni: è il caso della Danimarca, della Svezia e del Portogallo (13 anni), della Spagna (14), della Francia e della Grecia (15).

Lo studio permette una comparazione tra diversi Stati tra i quali Francia, Danimarca, Germania, Grecia, Portogallo, Romania, Spagna, Svezia e Regno Unito.

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