Procedimenti di sorveglianza di massa nelle comunicazioni digitali. Assenza di rimedi giurisdizionali effettivi a tutela dei cittadini. Costanti e massicce violazioni della privacy. Lancia l’allarme su questi fenomeni in rapida espansione l’Alto Commissario per i diritti umani Navi Pillay nel rapporto del 30 giugno sul diritto alla privacy nell’età digitale (A.HRC.27.37_en), chiedendo agli Stati di rispettare gli standard internazionali e, in particolare, l’articolo 17 del Patto dei diritti civili e politici del 1966 che assicura il diritto al rispetto alla vita privata e familiare, vietando interferenze arbitrarie e illegittime. Le autorità governative, spesso nascondendosi dietro la lotta al terrorismo, procedono a controlli non debitamente autorizzati, obbligando talvolta le società private di comunicazione a consegnare dati senza il preventivo consenso degli utenti. Necessario, quindi, intervenire per rafforzare le regole sulla privacy ed evitare ingerenze arbitrarie e illegittime, attuate con piani di sorveglianza segreti. Indispensabile il rafforzamento del ruolo delle autorità nazionali indipendenti competenti in materia di privacy con un obbligo di valutazione caso per caso. Per colmare i gap esistenti necessario un sistema effettivo di controllo giurisdizionale.
Sempre in materia di protezione dati, l’Agenzia dell’Unione europea dei diritti fondamentali ha pubblicato uno studio sul trattamento dei dati (fra-2014-handbook-data-protection-law-2nd-ed_it). Un’opera completa che tiene conto degli sviluppi giurisprudenziali sia nell’ambito della Corte di giustizia dell’Unione europea sia della Corte europea dei diritti dell’uomo, con particolare attenzione all’obbligo di rispettare i diritti fondamentali in materia e l’azionabilità dei diritti in esame.
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