Parità uomo-donna non ancora raggiunta, in particolare nelle posizioni di vertice. Molto è stato fatto, tenendo conto che negli ultimi nove anni il numero di donne presenti nei consigli di amministrazione delle società quotate è più che raddoppiato, ma alcuni Stati membri continuano a rimanere indietro. L’Unione europea prova a intervenire con uno nuova direttiva: in realtà, la proposta della Commissione europea risale al 2012, ma ci sono stati molti ostacoli perché se alcuni Paesi hanno sostenuto l’impostazione della Commissione, altri avrebbero preferito una soluzione “volontaristica” e, quindi, una semplice raccomandazione del Consiglio, per lasciare agli Stati membri una maggiore discrezionalità sulle politiche da adottare. La Commissione ha mantenuto il punto e, così, il 14 marzo il Consiglio Ue ha raggiunto un’intesa sul testo (Conclusioni Consiglio): i ministri degli Stati membri riattivano così l’iter che dovrebbe portare al superamento di un gap che vede il 60% dei laureati nell’Unione europea costituito da donne ma poi, nei processi decisionali queste ultime sono fortemente sottorappresentate. Il Consiglio è partito dai dati di ottobre 2021: nelle più grandi società quotate in borsa dell’UE, il 30,6% dei membri dei consigli di amministrazione era costituito da donne, con solo l’8,5% dei presidenti donne nei consigli di amministrazione. Il testo servirà a dare “impulso alla crescita economica in Europa, a migliorare la competitività delle imprese europee e ad affrontare le sfide demografiche in Europa”: per le istituzioni Ue, infatti, il rafforzamento della “partecipazione delle donne ai processi decisionali in ambito economico, in particolare nei consigli di amministrazione, avrà ripercussioni positive sull’occupazione femminile nelle società interessate e sull’economia in generale”. Il nuovo atto dovrebbe garantire che “almeno il 40 % dei posti di amministratori senza incarichi esecutivi sia occupato dal sesso sotto-rappresentato entro il 2027”. L’obiettivo è di raggiungere la percentuale del 33 % entro il 2027 per gli Stati membri che scelgono di includere sia amministratori con incarichi esecutivi che amministratori senza incarichi esecutivi. Lo Stato membro competente a regolamentare la società quotata sarà quello in cui la società ha la sede legale, e non quello nel cui mercato regolamentato la società negozia le sue azioni. La legge applicabile dovrebbe essere quella dello Stato membro in cui la società quotata ha la sede legale. Gli Stati saranno tenuti a introdurre norme procedurali per la selezione e la nomina degli amministratori senza incarichi esecutivi dei consigli di amministrazione. La proposta adesso prosegue l’iter in Parlamento.
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