Presentato il rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro su “Lavorare da casa. Dall’invisibilità al lavoro dignitoso”

Per fare il punto sulle condizioni dei lavoratori che svolgono l’attività da casa, l’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) ha presentato, il 15 gennaio, il rapporto “Working from home. From invisibility to decent work” (wcms_765806). Nel documento, tra l’altro, si tiene conto delle conseguenze determinate dall’aumento del lavoro da casa a causa della pandemia da Covid-19, ma la parte centrale è dedicata ai lavoratori che abitualmente svolgono l’attività con questa modalità e che si trovano, in via generale, in condizioni di lavoro peggiori, con più rischi per la salute e la sicurezza. L’Organizzazione internazionale del lavoro ha rilevato che sono circa 260 milioni i lavoratori da casa, pari al 7,9% dell’occupazione totale, con il 56% costituito da donne. Tra le categorie considerate, i telelavoratori, coloro che svolgono attività artigianale o industriale a domicilio e i lavoratori delle piattaforme digitali che svolgono servizi a distanza. L’OIL sottolinea che il lavoro da casa è destinato ad aumentare, ma solo 10 Stati membri (non l’Italia) hanno ratificato la Convenzione n. 177 che promuove la parità di trattamento tra i lavoratori a domicilio e gli altri lavoratori dipendenti, in vigore sul piano internazionale dal 22 aprile 2000 (qui il testo Convention C177 – Home Work Convention, 1996 (No. 177).  Di qui il richiamo agli Stati alla ratifica della Convenzione e anche all’individuazione di regole adeguate, idonee ad assicurare una protezione dei lavoratori per garantire il passaggio “dall’invisibilità al lavoro dignitoso”.

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