L’Assemblea generale delle Nazioni Unite, con la risoluzione approvata il 12 novembre (A/RES/74/6, N1935349), riconosce i notevoli progressi nelle indagini e nei processi, compiuti dalla Corte penale internazionale e “approva” il rapporto presentato dal Presidente della Corte penale, con sede all’Aja. L’Onu chiede agli Stati che non hanno ancora ratificato l’Accordo di Roma di procedere in questa direzione e di garantire una stretta cooperazione con la Corte per sconfiggere l’impunità degli autori di crimini di diritto internazionale. Il Presidente della Corte penale internazionale, Chile Eboe-Osuji, nel suo rapporto all’Assemblea generale (A:74:324 – E – A:74:324), ha posto l’accento sulla necessità che tutti gli Stati aderiscano alla Corte per combattere, in ogni parte del mondo, l’impunità. Sono oltre 70 gli Stati che non hanno ancora ratificato lo Statuto della Corte e questo – scrive Eboe-Osuji – fa correre il rischio che le vittime di atrocità “in territories of non-States parties are left to languish outside the zone of justice”. Inoltre, è stato richiesto un intervento del Consiglio di sicurezza per imporre una maggiore cooperazione, in particolare per le richieste della Corte relative agli arresti in Libia e in Sudan, con molti accusati ancora liberi.
Nel documento è sottolineata la differenza tra l’attività della Corte penale internazionale rispetto ai Tribunali ad hoc per il Rwanda e per l’ex-Iugoslavia che svolgevano una preminente attività punitiva rispetto a quella riparatoria della Corte che ha ammesso 10mila vittime a partecipare ai procedimenti. Di qui anche la necessità di un maggiore contributo economico degli Stati al Trust Fund for Victims. Nel dibattito dinanzi all’Assemblea generale, la Cina ha criticato l’attività della Corte e, in particolare, della Pre-Trial Chamber che ha ampliato, di fatto, l’attività di indagine, eliminando le differenze tra Stati parti e non parti. Il delegato del Myanmar ha considerato illegittimo l’intervento della Corte nel Paese, sostenendo che il Procuratore prova a limitare la sovranità territoriale dello Stato.
Qui il Piano strategico 2019-2021, adottato dalla Corte il 17 luglio 2019 (20190717-icc-strategic-plan-eng).
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