Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, ha presentato all’Assemblea generale, il 15 gennaio 2016, la Strategia delle Nazioni Unite per la lotta al terrorismo globale (N1545622), comunicata al Presidente dell’Assemblea il 22 dicembre. Gli attacchi terroristici compiuti da Daesh, Boko Haram, Al-Shabaab e da altri gruppi che si muovono con violenza inaudita rafforzata da ideologie pericolose, costituiscono una grave minaccia alla pace internazionale e un attacco alla Carta Onu. I crimini contro l’umanità contro donne, uomini, beni culturali devono essere puniti ma è necessaria anche un’azione preventiva per bloccare la radicalizzazione e il fenomeno dei foreign fighters. Il Segretario generale, nel suo documento, ha elencato 70 raccomandazioni, mettendo al primo posto l’azione preventiva e la necessità di un’azione di risposta coordinata dall’Onu alla quale aderiscano tutti gli Stati e le organizzazioni regionali. In questa direzione, il Piano prevede che “l’ONU adotti un approccio “All-of-UN” per sostenere gli sforzi nazionali, regionali e globali per prevenire l’estremismo violento”. Essenziale, nella lotta al terrorismo globale, coinvolgere la società. E’ vero – scrive il Segretario generale – che la violenza terroristica non ha alcuna giustificazione, ma vanno individuate e sradicate le radici profonde del terrorismo, combattendo il fenomeno della radicalizzazione soprattutto nelle carceri. Per arginare i messaggi di intolleranza religiosa, culturale e sociale, diffusi da questi gruppi con una strategia di comunicazione che utilizza, in modo sofisticato, nuovi e vecchi media, centrale l’educazione e la lotta alla marginalizzazione, soprattutto nei luoghi in cui sono in atto conflitti di lunga durata con crisi irrisolte.
Una lotta che, però, precisa il Segretario generale, deve avvenire nel rispetto della Carta e della rule of law, tenendo conto che i diritti dell’uomo sono inderogabili anche in tempo di emergenza pubblica.
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