Si chiamano Theofillos, Liana, Thomasis, Maria. Sono i nomi e i volti che raccontano storie di straordinaria povertà nel cuore dell’Europa, in Grecia. Che ormai diventano ordinarie non solo nel Paese ellenico, ma in altri Stati dell’Unione europea dall’Italia alla Spagna. Con buona pace di chi aveva sostenuto che l’economia europea sarebbe stata tra le più competitive del mondo.
Giovani che hanno perso sogni e speranze, pensionati che non riescono a curarsi, homeless, scomparsa dei servizi sociali, disoccupazione in crescita soprattutto nei Paesi della zona euro rispetto all’Europa a 27. Con l’Unione europea incapace di dare risposte e di comprendere che l’emergenza non è più quella finanziaria ma quella della povertà estrema. Che cosa abbia portato la povertà diffusa, con realtà simili a quelle di molti Paesi del terzo mondo, è difficile dirlo. E forse oggi, in una fase di grave emergenza per la vita dei tanto citati cittadini europei, poco importa. Oggi servirebbero risposte immediate incentrate sulla solidarietà. Solo queste potrebbero dare un senso all’esistenza stessa dell’Unione europea, che appare distante dalle vite dei suoi cittadini. Per combattere l’emergenza povertà ed emarginazione, allora, sono urgenti interventi dei privati, come avviene per le raccolte fondi dei bambini poveri in molti Paesi africani. La Open Society Foundation di George Soros, dopo aver aperto un centro per la solidarietà in Grecia, lancia una campagna. Il video realizzato per l’iniziativa “Solidarity Now” spiega tutto (http://www.solidaritynow.org/en/?utm_source=gs_all&utm_medium=email&utm_campaign=gs_all_030413&utm_content=text_link3). E rende superflua ogni parola sulle gravi responsabilità delle istituzioni europee e dei governanti dei Paesi membri.
Si vedano, inoltre, i dati sul tasso di povertà dei bambini nei Paesi Ue http://epp.eurostat.ec.europa.eu/statistics_explained/index.php/Children_at_risk_of_poverty_or_social_exclusion
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