Per ora l’Italia e anche i migranti che rischiano la vita spinti dal dramma della miseria e, in molti casi, dalle persecuzioni devono accontentarsi di nuove parole e di nuovi piani d’azione. L’ultimo è di ieri con la Commissione europea che è decisa ad occuparsi della rotta del mediterraneo centrale e a “sostenere” l’Italia aumentando la solidarietà – in realtà sinora non si è proprio vista salvo a parole – tra Stati membri (SEC(2017)339, Piano d’azione). E Bruxelles ha pensato di farlo così: chiedendo all’Italia di “creare capacità supplementari” nei centri di crisi, di aumentare l’accoglienza portando “la capacità di trattenimento ad almeno 3mila posti”, di alzare il periodo massimo di trattenimento in linea con il diritto Ue e di accelerare “in modo marcato l’esame delle domande di asilo in fase di ricorso”. Non solo. L’Italia dovrà elaborare un elenco nazionale di Paese di origine sicuri, con sicure conseguenze negative per i soli migranti che cercano una via di fuga dalla povertà estrema e spesso da regimi dittatoriali. Dal canto loro, nel segno della solidarietà (si fa per dire) e della condivisione dei valori Ue, “merce” rara e questa sì non circolante, gli altri Stati membri sono chiamati a reagire in modo più rapido alle richieste italiane nel ricollocamento e a contribuire al rimpatrio dei migranti irregolari dall’Italia. Accoglienza di altri Stati, quindi, non pervenuta. Certo, poi c’è dell’altro: buone intenzioni e pochi risultati concreti assicurati. Tutto condito da un’ipocrisia, questa sì senza confini, con le reazioni scomposte di Stati come l’Austria turbata dalla presenza di poche centinaia di migranti che potrebbero arrivare dal Brennero. Non mancano la Francia, con l’illuminato Macron che ieri era in veste Marine Le Pen, e la Spagna che hanno già avvisato che non apriranno i porti alle navi di migranti. Reazioni, quindi, che sono tutte un programma anche in vista del vertice, l’ennesimo, sui flussi migratori che si terrà a Tallinn domani. E non occorre essere veggenti o visionari per tracciare il futuro: tutto si concluderà con l’Italia a dover fare da sola, addirittura incaricata di redigere un codice di condotta per le ONG che diventano quasi un capro espiatorio permettendo di allontanare lo sguardo dal vero responsabile ossia l’Unione europea che per voce della Commissione europea Juncker dichiara, almeno, che “la drammatica situazione nel Mediterraneo. non costituisce un fatto nuovo e non ha carattere temporaneo” e che non bisogna lasciare sola l’Italia. Ma così è stato e sarà se le misure ideate sono quelle proposte ieri.
Tra le altre misure previste nel Piano d’azione, la Commissione finanzierà un nuovo sistema di reinsediamento in Libia, Egitto, Niger, Etiopia e Sudan, rafforzerà gli accordi di riammissione con i Paesi di origine e di transito, aumenterà gli stanziamenti per il Fondo fiduciario Ue-Africa, aumenterà i finanziamenti per la gestione della migrazione in Italia con 35 milioni di euro. Una passata di vernice che certo resterà senza risultati perché gli Stati non hanno alcuna volontà politica di supportare i migranti e l’Italia. Con buona pace del principio di solidarietà. E forse le parole di Juncker che ha definito ieri l’europarlamento “ridicolo, molto ridicolo” si possono estendere all’intera Unione europea. E varrebbe la pena che l’Italia inizi a pensare a misure concrete non contro i migranti ma nei confronti delle istituzioni Ue iniziando a bloccare tutte le decisioni in cui è richiesta l’unanimità.
Intanto le cifre parlano chiario: dall’inizio del 2017 sono arrivati 85.183 persone e ben 2mila hanno perso la vita nei viaggi della disperazione nel Mediterraneo. Paese di partenza è la Libia (95% del flusso). Cinque i Paesi di origine dei migranti: Nigeria, Bangladesh, Guinea, Costa d’Avorio e Gambia. Si veda il documento dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM, 040717_Mediterranean_Update).
Per un’interessante analisi giuridica della proposta italiana di chiusura dei porti si veda http://www.sidiblog.org/2017/07/01/la-minaccia-italiana-di-bloccare-gli-sbarchi-di-migranti-e-il-diritto-internazionale/
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