La Croazia e la Serbia non hanno commesso genocidio. E’ il verdetto della Corte internazionale di giustizia che, con la sentenza depositata oggi, chiude una controversia lunga 15 anni (18422). La Corte ha respinto il ricorso della Croazia che accusava la Serbia e le sue forze paramilitari di genocidio, tra il 1991 e il 1995, dopo la dichiarazione di indipendenza di Zagabria. Dopo la riconquista del territorio, secondo la Serbia, sarebbe stata la Croazia a macchiarsi di genocidio. In entrambi i casi, accuse non fondate per la Corte internazionale di giustizia che ha analizzato gli atti commessi alla luce della Convenzione sul genocidio del 1948 ed è giunta alla conclusione che nei diversi comportamenti posti in essere è mancato il dolus specialis ossia l’intento specifico di eliminare un determinato gruppo etnico, razziale o religioso.
La Corte, che è arrivata a sentenza dopo un processo lunghissimo, durato 15 anni (il ricorso della Croazia era stato depositato il 2 luglio 1999), ha evidenziato che è mancato l’intento genocidario e che le parti non hanno fornite prove volte a dimostrare l’esistenza dell’intenzionalità di distruggere in tutto o in parte un gruppo. Sul punto, la Corte ha ribadito di dover essere pienamente convinta per poter pronunciarsi in ordine all’esistenza del genocidio.
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