Il progetto di risoluzione, presentato dalla Giordania il 29 dicembre (S/2014/916, Jordan draft res) e discusso il 30, non ha superato il vaglio del Consiglio di sicurezza. La votazione si è conclusa con 8 voti a favore, 2 contrari (Stati Uniti e Australia) e 5 astensioni. I Paesi europei, come al solito, si sono divisi, con il Regno Unito e la Lituania tra gli astenuti e la Francia e il Lussemburgo che hanno votato a favore. Vva ricordato che l’europarlamento, il 17 dicembre, ha adottato una risoluzione sul riconoscimento della Palestina come Stato (Palestina; si veda l’articolo apparso sul New York Times http://www.nytimes.com/2014/12/15/opinion/signs-of-recognition.html?_r=0).
Nel progetto di risoluzione si chiedeva la conclusione, entro dodici mesi, di un accordo con al centro il riconoscimento reciproco dei due Stati, Israele e Palestina. Deadline nel 2017 per il ritiro di Israele da West Bank. Nel testo è stata evidenziata la necessità di risolvere la questione dei rifugiati e di affermare che la Striscia di Gaza è parte integrante dei territori palestinesi occupati nel 1967. Inoltre, gli Stati avrebbero dovuto assicurare l’apertura delle frontiere nel rispetto del diritto internazionale umanitario, con un accordo che tenesse conto delle aspirazioni delle due parti. I due Paesi, inoltre, avrebbero dovuto condannare ogni atto di terrorismo. Tra i parametri indicati, il rispetto dei confini quali esistenti al 4 giugno 1967, un’intesa sulla sicurezza, il riconoscimento della Palestina come Stato e il ritiro delle forze di occupazione israeliane, l’impegno nella lotta al terrorismo, la soluzione delle questioni legate all’acqua e ai prigionieri. In primo piano, la fine degli insediamenti e l’individuazione di Gerusalemme come capitale dei due Stati, tenendo conto delle esigenze di entrambe le parti.
Gli Stati Uniti hanno votato contro, pur contrari alla status quo, evidenziando, in particolare, di non condividere il metodo e chiedendo negoziati stabili e fruttuosi (Explanation of Vote at the Security Council Session on the Situation in the Middle East, Including the Palestinian Question). Intanto, il Presidente della Palestina Mahmoud Abbas ha dichiarato di voler aderire allo Statuto dalla Corte penale internazionale, in particolare con l’obiettivo di ottenere un accertamento delle responsabilità per i crimini commessi nella Striscia di Gaza da parte di militari israeliani (http://www.un.org/sg/offthecuff/index.asp?nid=3785).
Già in passato, la Palestina aveva cercato, con una dichiarazione di accettazione di competenza della Corte, un accertamento dei crimini sul proprio territorio, ma l’ufficio del Procuratore si era bloccato proprio di fronte all’incertezza in ordine alla Palestina come Stato e, quindi, sull’esistenza dei requisiti di cui all’articolo 12 dello Statuto della Corte penale internazionale (SituationinPalestine030412ENG).
Si vedano i post http://www.marinacastellaneta.it/blog/il-parlamento-inglese-chiede-il-riconoscimento-della-palestina-come-stato.html e http://www.marinacastellaneta.it/blog/lassemblea-generale-dice-si-alla-palestina-come-stato-osservatore.html.
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