Il Comitato per la prevenzione della tortura e di trattamenti disumani e degradanti del Consiglio d’Europa ha divulgato il rapporto annuale relativo al periodo 1° agosto 2013 – 31 dicembre 2014 (CPT-Report-2013-2014). Tra le preoccupazioni principali emerse nel 24esimo rapporto, le intimidazioni ai detenuti che acconsentono a parlare con i componenti del Comitato e che fanno luce sui maltrattamenti subiti. Capita troppo di frequente – scrive il Comitato – che i detenuti intervistati subiscano poi intimidazioni e restrizioni ingiustificate. In particolare ciò avviene in Armenia, Azerbaijan, Bulgaria, Grecia, Repubblica di Moldova, Ungheria, Russia, l’ex Repubblica Iugoslavia di Macedonia, Ucraina e addirittura Spagna.
Una situazione che ha spinto il Comitato a lanciare un appello per assicurare il pieno rispetto della Convenzione della quale il sistema di monitoraggio è parte integrante. Il rapporto contiene una sintesi delle visite effettuate nei diversi Stati, inclusa l’Italia, con al centro il problema principale del sovraffollamento nelle carceri e la questione dei maltrattamenti subiti dai detenuti.
Il rapporto fa il punto anche sul monitoraggio della situazione dei condannati da tribunali penali internazionali che scontano la pena in un carcere di un Paese parte alla Convenzione (è il caso della Germania e dei Paesi Bassi), competenza ormai passata, almeno per quello per l’ex Iugoslavia, direttamente al Tribunale internazionale.
Preoccupazioni per le conseguenze della crisi che certo colpisce persone in situazioni di vulnerabilità come i detenuti. Allarme, poi, per la situazione dei migranti in situazioni di irregolarità nonché per coloro che sono in attesa di un accertamento del proprio status e che non vengono trattati in modo adeguato. Al centro dell’attenzione, la situazione dei minori che, in troppe occasioni, vengono detenuti senza il rispetto delle condizioni fissate dai parametri internazionali, con una sicura incidenza negativa sulla possibilità di reinserimento.
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