Una missione indipendente istituita dalle Nazioni Unite ha diffuso un rapporto sugli interessi economici di società europee, statunitensi e asiatiche con i militari in Myanmar (A_HRC_42_CRP_3). Il 5 agosto, il responsabile della Missione Marzuki Darusman, ha chiesto agli Stati di adottare sanzioni economiche e l’embargo nei confronti di società che concludono affari con i militari del Myanmar. Almeno 45 società – si legge nel documento – hanno concluso accordi con leader coinvolti nelle operazioni contro i Rohingya e almeno 14 società hanno fornito armi e altro equipaggiamento pur sapendo delle atrocità commesse nei confronti della minoranza musulmana. Inoltre, tra le società che hanno fornito armi o materiale per doppio uso, 12 sono di proprietà statale. Non mancano le aziende europee tra le quali alcune francesi, belghe e svizzere. Nel documento si richiede l’adozione di sanzioni economiche nei confronti di queste società che potrebbero essere considerate complici nella commissione di crimini internazionali, tenendo conto della violenza indiscriminata nei confronti dei civili e che ben 730mila Rohingya sono stati costretti a lasciare il Myanmar. L’Unione europea, gli Stati Uniti e il Canada hanno già deciso sanzioni con misure restrittive, ma è necessario rafforzare gli interventi.
Si veda anche il rapporto dell’Onu, diffuso il 22 agosto, sui crimini sessuali commessi durante il conflitto etnico, in particolare contro i Rohingya (A_HRC_CRP_4), nel quale è richiesto un intervento del Consiglio di sicurezza, chiamato ad adottare alcune misure per bloccare questi crimini.
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