Il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa non è soddisfatto delle misure disposte dall’Italia per dare esecuzione alla sentenza Darboe e Camara contro Italia (ricorso n. 5797/17, CASE OF DARBOE AND CAMARA v. ITALY), del 21 luglio 2022, con la quale è stata accertata, a causa del trattamento riservato ai minori stranieri non accompagnati, la violazione dell’articolo 8, che assicura il diritto al rispetto della vita privata e familiare, dell’articolo 3, che vieta i trattamenti inumani o degradanti e dell’articolo 13, che garantisce il diritto alla tutela giurisdizionale effettiva. Il Comitato, nel documento CM/Del/Dec(2024)1492/H46-19, CM minori non accompagnati) del 14 marzo 2024 con il quale ha monitorato lo stato di attuazione della sentenza di condanna, ha accertato che, per le misure individuali, non sono necessari ulteriori interventi nei confronti dei ricorrenti, divenuti maggiorenni al momento della sentenza della Corte europea (in un caso attende, però, notizie sul versamento dell’indennizzo), mentre ha dubbi sulle misure generali richieste e non attuate. La riforma del 2017 – scrive il Comitato – ha migliorato il quadro giuridico sull’accertamento dell’età nel contesto migratorio, ma la legislazione promulgata nel 2023 ha ridotto in modo significativo le misure di salvaguardia collegate alla procedura di accertamento dell’età che non sembrano in linea con la Convenzione europea. Così, il Comitato ha chiesto all’Italia nuove misure rispettose delle grazie minime fissate nelle pronunce della Corte e il miglioramento delle capacità di accoglienza dei minori non accompagnati in strutture dedicate. Questo – precisa il Comitato – è indispensabile per il rispetto della Convenzione europea e per assicurare l’interesse superiore del minore, anche in attesa dell’esito del procedimento di accertamento dell’età. Il Comitato osserva che in base alla pronuncia della Corte lo Stato deve considerare che esiste un divieto assoluto di trattamenti inumani o degradanti e che quest’obbligo non ammette deroghe, neanche in situazioni di emergenza. Pertanto, la normativa del 2023 (2023) che ammette il collocamento dei minori non accompagnati di età superiore ai 16 anni in strutture per adulti per un periodo fino a 150 giorni è contrario al quadro internazionale. La questione, quindi, rimane sotto il monitoraggio del Comitato che non ha chiuso il caso e che attende ulteriori chiarimenti dall’Italia anche con riguardo alle vie di ricorso messe a disposizione dei minori stranieri non accompagnati.
Qui la sintesi del contenuto della sentenza http://www.marinacastellaneta.it/blog/minori-stranieri-non-accompagnati-strasburgo-condanna-litalia.html
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