Minoranze linguistiche: l’Italia deve fare di più

Manca un quadro legislativo nazionale rivolto in modo specifico alla protezione dei rom e dei sinti. Di conseguenza l’Italia presenta ancora lacune nell’attuazione della Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali adottata dal Consiglio d’Europa il 1° febbraio 1995 (l’Italia ha ratificato e dato esecuzione alla Convenzione con legge 28 agosto 1997, n. 302). Lo ha sostenuto il Comitato consultivo che si occupa del monitoraggio della Convenzione nel parere presentato il 14 febbraio secondo il quale, malgrado quanto previsto nella Strategia nazionale 2012-2020 sull’inclusione di rom, sinti e caminanti, non sono state realizzate le iniziative previste con la conseguenza che non si sono verificati miglioramenti nelle condizioni di vita e nell’accesso ai servizi, con pochi miglioramenti nell’inclusione sociale. Resta, inoltre, la piaga degli apolidi, molti dei quali appartenenti alla comunità rom.

Per quanto riguarda in generale le minoranze, il Comitato sottolinea che nella società italiana “prevale un clima generale di apertura e rispetto reciproco nei confronti delle persone appartenenti a minoranze linguistiche riconosciute e consolidate”, ma destano ancora preoccupazioni le manifestazioni razziste. Inoltre, per il Comitato sono necessari interventi per assicurare l’istruzione nelle lingue minoritarie e per garantire un più ampio accesso a programmi radiotelevisivi nella propria lingua. Va ricordato che l’Italia applica la Convenzione a 12 minoranze ufficialmente riconosciute (definite minoranze linguistiche dalla Costituzione e minoranze linguistiche storiche dalla legge n. 482/1999). Con la legge n. 38/2001 è stata inclusa anche la protezione della minoranza linguistica slovena in Friuli-Venezia Giulia.

Il parere è stato redatto a seguito del V ciclo di valutazione che ha portato, nel 2019, a una visita in Italia che è proseguita fino al 2021. Il Governo italiano ha presentato proprie osservazioni sull’analisi del Comitato (commenti).

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