Il Comitato europeo per i diritti sociali ha reso pubbliche due decisioni relative all’applicazione dei diritti della Carta sociale europea ai migranti che si trovano in una situazione di irregolarità. Nella prima decisione, la n. 90/2013, divenuta pubblica il 10 novembre 2014, il Comitato ha sancito la violazione, da parte dei Paesi Bassi, dell’articolo 13 della Carta che assicura una serie di diritti a coloro che non hanno risorse sufficienti, incluso il diritto all’assistenza sociale e medica (CC90Merits_en). Al Comitato si era rivolta la Conferenza delle chiese europee lamentando l’insufficienza dell’assistenza offerta dalle autorità nazionali olandesi ai migranti irregolari che non avevano ottenuto assistenza sociale, cibo, acqua e vestiti. Il Comitato ha respinto l’eccezione del Governo olandese secondo il quale le disposizioni della Carta non dovevano essere applicate ai migranti irregolari in ragione del fatto che l’allegato alla Carta sociale europea specifica che essa si applica, salvo alcuni articoli tra i quali l’articolo 13, par. 4, solo agli stranieri regolari. Una tesi respinta dal Comitato secondo il quale è vero che c’è un limite applicativo ratione personae, ma questo non vuol dire che gli Stati sono autorizzati a privare gli stranieri irregolari della protezione dei diritti più elementari garantiti dalla Carta. Questo vuol dire che il diritto all’integrità fisica e quello alla dignità umana devono essere assicurati tanto più che sussiste l’obbligo di interpretare la Carta in armonia con gli altri atti internazionali. Nella seconda decisione, la n. 86/2012 (CC86Merits_en), il Comitato ha accertato la violazione soprattutto con riguardo alle categorie vulnerabili, inclusi i bambini, contestando ai Paesi Bassi di aver favorito l’esclusione sociale.
Si veda il post http://www.marinacastellaneta.it/blog/carta-sociale-europea-al-via-un-meccanismo-di-monitoraggio-semplificato.html
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