E’ lo strumento più utilizzato nel contesto della cooperazione giudiziaria penale dell’Unione europea. Si tratta del mandato di arresto europeo che – scrive la Commissione europea nel documento presentato il 28 agosto sulle statistiche relative all’attuazione della decisione quadro 2002/584 sul mandato di arresto europeo e le procedure di consegna tra Stati membri, con riferimento al 2017 – permette una cooperazione sempre più intensa tra le autorità nazionali, a tutto vantaggio della sicurezza dei cittadini (SWD(2019)318, MAE). Nel 2017, i mandati di arresto emessi sono stati 17.491, in crescita rispetto ai 16.636 del 2016; 6.317 quelli eseguiti contro i 5.812 nel 2016.
Sempre nel 2017, poi, oltre 7mila sospettati di gravi reati e di terrorismo sono stati consegnati a un altro Stato Ue che aveva richiesto l’esecuzione del mandato. Tutto in tempi rapidi: dall’arresto alla decisione di consegna trascorrono in media 15 giorni, “quando l’interessato acconsente alla propria consegna e 40 giorni quando non acconsente”. Il documento è basato sui dati forniti dagli Stati, anche se non tutti hanno risposto a ogni richiesta della Commissione. Per quanto riguarda l’emissione di mandati di arresto è la Germania a conquistare il podio (2.600) seguita dalla Polonia (2.432), dall’Italia (1.291) e dalla Francia (1.271). Parigi è in testa per il numero di mandati di arresto per reati legati al terrorismo (183), seguita dall’Italia (30). Per quanto riguarda i mandati di arresto che hanno condotto all’effettiva consegna della persona interessata, la Polonia ne conta 1.349, la Germania 1.234, la Romania 515, l’Italia 405. Rilevante l’aspetto temporale, soprattutto nei casi in cui la persona non dà il consenso alla consegna. La procedura in Italia dura 90 giorni (è lo Stato che fa peggio di tutti), mentre per quanto riguarda il rifiuto all’esecuzione da parte dello Stato di esecuzione, l’Italia ha detto no in 90 casi e la Germania in 251.
Qui un’infografica con una sintesi dei dati (european_arrest_warrant_).
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