Gli Stati parti alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo continuano a ignorare, in troppi casi, gli standard fissati da Strasburgo in materia di libertà di stampa. E’ quanto risulta dal rapporto sulla protezione della libertà dei media in Europa presentato il 12 gennaio 2015 all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Nel rapporto (Doc. n. 13664, X2H-Xref-ViewPDF), redatto da Gvozden Srećko Flego, si sottolinea il deterioramento della sicurezza dei giornalisti e della libertà dei media sia in luoghi in cui sono in corso conflitti come l’Ucraina sia in altri Paesi parti alla Convenzione europea. Troppi gli omicidi tra i giornalisti e troppi i casi di impunità, con le autorità nazionali che non fanno abbastanza per scoprire i colpevoli. Al centro delle preoccupazioni del Consiglio d’Europa anche l’Italia, con un parlamento che ancora non approva la nuova legge sulla diffamazione malgrado le osservazioni presentate dalla Commissione Venezia del Consiglio d’Europa nel parere n. 717/2013 approvato il 9 dicembre 2013 (CDL-AD(2013)038 opinion). In molti casi – osserva il relatore Flego – la Corte europea ha condannato l’Italia per violazione della libertà di stampa anche a causa delle sanzioni penali previste e applicate nell’ordinamento italiano. Ma il progetto di legge, che dovrebbe rimediare alle situazioni di non conformità, è ancora lontano dagli standard della Convenzione europea tanto più che non sono previsti interventi volti a dissuadere le azioni pretestuose contro i giornalisti. Senza dimenticare che le sanzioni economiche previste sono eccessive e in grado di avere un effetto deterrente sulla libertà di stampa. Allarme, poi, per le misure disposte nei confronti dei giornalisti da parte dell’autorità giudiziaria, come i sequestri di computer e di strumenti di lavoro, disposte, ad esempio, nei confronti di un giornalista dell’Ora di Calabria, Consolato Minniti.
Ora il rapporto passa all’approvazione dell’Assemblea parlamentare che ne discuterà il 28 gennaio. In particolare, all’Assemblea si chiede l’adozione di una risoluzione in cui s’invitino i parlamenti nazionali a prevedere, con regolarità, ogni anno, un dibattito sulla libertà di stampa nel proprio Paese nonché l’adozione della “Media Identity Card” che indichi in modo trasparente i proprietari dei giornali, gli inserzionisti e i donatori. Per garantire il passaggio da una libertà di stampa troppo proclamata a una libertà di stampa effettivamente realizzata.
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