Libertà di espressione online: garanzie anche dai privati

Il Relatore speciale dell’Onu sulla promozione del diritto alla libertà di opinione e di espressione, David Kaye, ha presentato al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite il rapporto sulla libertà di opinione e di espressione adottato l’11 maggio e in discussione nella sessione in corso di svolgimento in questi giorni (Doc. A/HRC/32/38 A_HRC_32_38_EN), con al centro l’ambiente digitale che presenta nuove questioni sulla legge applicabile e sull’applicazione di regole in materia di diritti umani da parte di privati. Un documento che affronta la libertà di espressione da una nuova prospettiva: si tratta del primo documento al quale seguiranno altri in cui si analizzano i rischi sulla libertà di espressione che possono essere provocati da network privati e, in via generale, da aziende che operano nell’ambito tecnologico. L’obiettivo è di istituire un quadro che permetta di fornire agli Stati un modello che delinei le regole di comportamento dei network privati per limitare l’adozione di misure non necessarie o sproporzionate che interferiscano con la libertà di espressione online. Punto centrale è che la rimozione di contenuti o l’accesso alle informazioni sugli utenti avvenga sulla base di una specifica previsione normativa. Così, nell’ambito del diritto all’oblio e della necessità di garantire la neutralità di internet. Ai privati, che accumulano dati in misura massiccia e tecnologie che spesso i Governi non conoscono, è richiesto di adottare delle politiche aziendali che mettano in primo piano la libertà di espressione e di agire con il massimo della trasparenza. Il documento ha tenuto conto dei contributi forniti da organizzazioni non governative e da alcuni Stati. Tra gli altri, Stati Uniti, Paesi Bassi, Grecia e Turchia (manca l’Italia).

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